Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

domenica 29 gennaio 2017

A piedi tra le montagne e i percorsi della Resistenza



Il Sentiero Beltrami vuole essere un contributo a mantenere vivo il ricordo e il patrimonio della Resistenza, gli ideali che l’hanno animata e che hanno permesso di vivere in democrazia. Il Sentiero ripercorre “la storia” di un’importante figura della Resistenza nella nostra terra: Filippo Maria Beltrami, il “Capitano”, che nell’autunno ’43 da Cireggio, dove risiedeva, si trasferì all’Alpe Camasca e con una trentina di uomini diede vita alla prima formazione partigiana del Cusio. Beltrami e i suoi uomini entrarono immediatamente nella leggenda popolare e scrissero una delle più alte pagine della Resistenza italiana. Storicamente indimenticabili: l’occupazione di Omegna condotta da Beltrami e Cino Moscatelli il 30 novembre 1943 e il manifesto siglato dal Capitano il 1° gennaio 1944 con il suo possente “BASTA!” contro le infamie e i massacri fascisti. Nell’ultima decade del gennaio ’44 la formazione lasciò la Valle Strona ricercando spazi più sicuri nel Verbano e nell’Ossola. Il Capitano si fermò sulle alture di Megolo dove, il 13 febbraio 1944 al Cortavolo, rifiutata l’offerta di resa del capitano tedesco Simon, morì in battaglia insieme ad altri undici partigiani. Nel 71° Anniversario della Battaglia di Megolo, si rinnova il grazie commosso della gente delle nostre terre e di chi percorrerà il Sentiero con rispetto e fiducia per la democrazia e per i valori della pace e della solidarietà.



Lady H. Cole – moglie di un magistrato britannico e tra le prime donne a far da guida a un tour sulle Alpi Italiane – nel 1858 scriveva così: “Quando raggiungemmo la cima, fummo ripagati da una vista che superava qualsiasi nostra aspettativa. Il lago d’Orta ai nostri piedi non sembrava più grande di uno specchietto d’argento. Dietro, il lago Maggiore, il lago di Varese e, immensa, la pianura della Lombardia, costellata di città e di villaggi italiani. Se ne potevano contare facilmente più di 60. […] Restammo colpiti quando scorgemmo, a Nord est, i picchi nevosi di una lontana catena di montagne. Erano il gruppo del Bernina, l’Ortles Spitz, la famosa montagna più alta del Tirolo. La sua distanza doveva essere di 120 miglia inglesi. Ma si distingueva nettamente. Verso Camasco, un sentiero ripido ma bellissimo era circondato di boschi e adornato da una profusione di fiori selvatici”.


Queste montagne erano in effetti molto frequentate nel secolo scorso, sia per fini commerciali che per pellegrinaggi religiosi: “era tutto un mondo in cammino in cui sentieri e mulattiere erano le strade di una civiltà rurale oggi in via di estinzione, ma della quale la montagna conserva le ultime tracce". tratto da: “Valle Strona” di Paolo Crosa Lenz - Alberti Editore


Il monte Mazzoccone è una grossa altura che chiude la dorsale proveniente dalla bocchetta di Foglia e sui fianchi si stende il territorio di Quarna Sopra. Nelle due Quarne è soprannominato comunemente "l'Aquila", poiché il grosso cippo che si trova sulla cima è sormontato da una grossa aquila, scolpita da Genesio Bertoli e collocata dapprima dalla popolazione di Quarna Sopra nel 1935, poi rifatta nel 1981 e risistemata a cura del gruppo locale dell'ANA e del GAM (Gruppo amici della montagna).

Da Milano si segue l'autostrada A8 in direzione di Varese/Sesto Calende, per poi proseguire sulla A26 in direzione di Gravellona Toce. Dall'uscita di Gravellona Toce si prosegue fino a Omegna e da Piazza Beltrami si seguono le indicazioni per Cireggio/Quarna. Prima d'arrivare in centro a Cireggio, si consiglia di lasciare l'auto nel parcheggio del cimitero sulla sinistra (360 m). Seguendo la strada asfalta (Via Leonardo da Vinci) si raggiunge in pochi minuti il monumento in memoria del "Capitano" Filippo Maria Beltrami (Medaglia d’Oro al Valor Militare), una bacheca ne descrive la vita e il sentiero a lui dedicato. Dopo aver oltrepassato la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, si segue a sinistra la stretta Via Morone e incrociata nuovamente la strada, la si segue per pochi metri verso sinistra arrivando all'inizio della mulattiera sulla destra. Seguendo le indicazioni sulla palina segnavia si inizia a seguire il "Sentiero Beltrami" verso Quarna Sopra. A poco più di due terzi della rapida mulattiera si raggiunge il Santuario dedicato alla Madonna della Neve o comunemente detto del Fontegno, con vicino una fresca fontana (704 m), nelle giornate terse il panorama sul Lago d'Orta è splendido. Si riprende a salire passando accanto ad alcune tribuline o cappellette, per altri sei tornanti, fino a raggiungere il Belvedere di Quarna Sopra “Il paese della musica”: Definito così per via della profonda influenza che la produzione artigianale di strumenti musicali ha esercitato nell’economia e nella vita del piccolo piccolo paesino, situato sulla sponda occidentale del lago d’Orta. Si scende sulla strada asfalta e seguendo le indicazioni sulla palina segnavia si sale fino a raggiungere il paese di Quarna Sopra (866 m). Tra le strette vie del paese si raggiunge prima la Cappella di S. Anna e poi seguendo le indicazioni "Anello del Mazzoccone" si sale alla chiesa parrocchiale del 1500 dedicata a San Stefano. Dalla palina segnavia si piega a destra raggiungendo su una stradina asfalta e poi sterrata la cappella di Chercio (890 m). Continuando sulla gippabile si arriva al bivio nei pressi dell'alpe Sfrusee, dove abbandonato momentaneamente il "sentiero Beltrami" (T20) si prosegue a destra (Er del Fi/A. della Selva/A. Camasca). Raggiunta la successiva palina segnavia si prosegue ancora per un breve tratto su strada sterrata in leggera discesa, per poi svoltare decisamente a sinistra salendo verso il dosso dell'Orlo del Fico e alla croce del Colle della Frera (palina segnavia). Tra suggestivi scorci panoramici raggiunta la cappella del M. Saccarello (1228 m) si procede sempre su cresta passando il rilievo chiamato "Mazzucherino del Carlo" e dopo alcuni dossi si arriva alla cima del M. Mazzocone (1424 m). In cresta sono stati posizionati alcuni brevi tratti attrezzati con catene, utili nel caso di abbondanti nevicate o ghiaccio. Dopo aver fatto indigestione di panorami, si scende sul versante opposto fino a raggiungere la palina segnavia. Si imbocca il comodo sentiero sulla sinistra verso l'A. Camasca/Le Quarne, riprendendo nuovamente l'Anello del Mazzuccone. Raggiunta una bella baita in posizione panoramica, si piega a sinistra e dopo un breve tratto su sentiero si incrocia una stradina asfaltata che conduce fino all'alpe Camasca (1230 m). Si consiglia prima di proseguire una breve deviazione verso la bella chiesetta con accanto un fresca fontana. Ritornati alla palina segnavia si prosegue verso l'A. Ruschini/Quarna Sopra/Omegna, ritornando a percorrere il "sentiero Beltrami". La stradina sterrata perde leggermente quota e costeggiando il versante della montagna, arriva fino all'alpe Ruschini (1143 m). Tralasciato il sentiero a sinistra, si continua a scendere seguendo le indicazioni per Le Villette/Quarna Sotto. Si attraversa un suggestivo bosco, arrivando in breve al pannello del "sentiero Carlo Casanova". Si svolta a destra e seguendo i segnavia bianco/rossi, si scende fino a incrociare la strada asfalta. La si segue verso sinistra per pochi metri, per poi riprendere a scendere a destra, raggiungendo in breve una sterrata (Via Crego), al termine della quale si arriva nuovamente sulla strada asfalta. Si prosegue diritti seguendo le frecce arancioni a terra e dopo una decina di metri si svolta a destra seguendo un'ampia strada sterrata. Giunti a un bivio si svolta a sinistra e in leggera salita si arriva nei pressi di un campo da tennis dismesso. Alla sinistra del campo da tennis si riprende a scendere seguendo una buona traccia di sentiero fino ad arrivare all'Oratorio del Saliente, edificato negli anni 1623-1626 sui resti di una preesistente Cappella dedicata ai SS. Fabiano e Sebastiano. Seguendo la strada asfalta si passa accanto a un piccolo parco intitolato a Fausto Coppi, per ricordare le origini della famiglia del "Campionissimo". Subito dopo aver attraversato il ponte, si imbocca sulla destra un ampio sentiero che scende a lato di alcune case, rimanendo alto sul torrente sottostante. Incrociata la strada asfalta si inizia a seguirla verso destra e dopo aver oltrepassate alcune abitazioni e una cappella, si continua sulla strada asfaltata in leggera discesa fino a raggiungere un bivio. Si svolta a destra raggiungendo in breve il laghetto artificiale di Vorio, per poi proseguire a destra seguendo un sentiero che diventa in seguito una bella mulattiera. Con una serie di ripide svolte, costeggiando a tratti una condotta forzata, si scende fino al Torrente Fiumetta nel pressi della centrale elettrica di Brolo. Tramite un ardito ponticello si attraversa il torrente, per poi iniziare a seguire la condotta in cemento che proseguendo in falsopiano nel bosco, raggiunge i Laghetti di Nonio (536 m). Da qui si scende verso sinistra seguendo i bolli arancioni e poco dopo arrivati in prossimità di una radura, si tralasciano le indicazioni su un albero (frecce) e si prosegue a sinistra seguendo i segnavia bianco/rossi. Raggiunta una stradina asfaltata, si inizia a seguirla verso destra seguendo le indicazioni sulla palina segnavia per Omegna (T0). Attraversato nuovamente il Torrente Fiumetta, si svolta a sinistra e in breve si ritorna a Cireggio chiudendo questo lungo itinerario ad anello.
Malati di Montagna: Lorenzo, Pg, Silvio, Danilo e l'homo selvadego

un tratto della bella mulattiera


Santuario del Fontegno o della Madonna della Neve, la cappella è stata riedificata alla fine del seicento ed ampliata poi a chiesa. Per la vicina sorgente il Santuario è detto comunemente del Fontegno.




Quarna Sopra - Parrocchiale di S. Stefano
Edificata nella seconda metà del 1500 come ampliamento di una chiesa preesistente insieme al campanile, la cui data di edificazione è posta sul muro che si affaccia sul piazzale. La Chiesa fu dedicata a S. Stefano martire e S. Lorenzo (compatrono).


Colle della Frera 1120 m
Ben riconoscibile dalla Croce in ferro a ricordo della missione del 8-18 Marzo 1956. Le missioni erano pubbliche processioni di supplica, accompagnate da preghiere e canti di particolari salmi e litanie.


Cappella del Sacarél 1228 m
Nel 1934, gli alpigiani dell'alpe Rischìn fecero costruire una cappella di forma classica: la capéla del Sacarél. Il dipinto, ad opera del pittore quarnese Giovanni Quaretta, rappresenta l'Immacolata. La cappella fu restaurata per la prima volta nel 1975, per iniziativa di chi l'aveva fatta costruire. Fu restaurata successivamente nel 1992, a cura della Pro Quarna Sopra; in quell'occasione fu rifatta l'immagine della Vergine. Ultimo restauro durante i lavori dell’anello Mazzucone nel Maggio 2015.


in cresta verso il...


panorama durante la salita


Monte Mazzoccone o Monte Aquila 1424 m


chiesetta all'alpe Camasca


Camasca durante l'ultima guerra era diventata sede stabile di un gruppo di partigiani. Già nel settembre 1943 il capitano Filippo Maria Beltrami, cui in seguito sarebbe stata conferita alla memoria la Medaglia d'Oro della Guerra di Resistenza, aveva posto il suo comando nella baita del cav. Sigisfredo Meneveri.


wood effect


un motivo per andare per terre alte...


bacheca sul sentiero dedicato a Carlo Casanova


dettagli e traccia gpx

venerdì 27 gennaio 2017

Giornata della memoria, per non dimenticare MAI...!!!


Grido di disperazione ed ammonimento all’umanità sia per sempre questo luogo dove i nazisti uccisero circa un milione e mezzo di uomini, donne e bambini, principalmente ebrei, da vari paesi d’Europa. 
Auschwitz – Birkenau 1940-1945. 
Questo è un epitaffio posto all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz.

domenica 22 gennaio 2017

La traversata delle cinque cime + una

Traversata molto panoramica che unisce le cime alla testata della Valle dei Foppi. La prima meta che si raggiunge da Parzànica è la bella chiesetta della Santissima del XV secolo, da dove si può già godere di un eccezionale panorama sulla Presolana, sull'Adamello e sul sottostante lago d'Iseo. Anche se la segnaletica è pressoché inesistente, l'intero percorso non presenta nessuna difficoltà tecnica.

Da Milano si segue l'autostrada A4 fino al casello di Ponte Oglio, per poi proseguire a sinistra verso Sarnico/Lago d'Iseo. Si segue la sponda bergamasca del Lago d’Iseo e oltrepassato l'abitato di Tavernola Bergamasca, in prossimità di un cementificio, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Parzanica. Dopo circa 13 km, arrivati a Parzanica, si svolta a destra seguendo le indicazioni per Vigolo (Via Belvedere). La strada passa a monte del paese fino a raggiungere il parcheggio sulla sinistra, poco prima d'arrivare a un incrocio (765 m). Si risale per un breve tratto la strada asfalta da dove si è arrivati, per poi imboccare sulla sinistra la stradina cementata per la Chiesetta della Santissima Trinità. Ad un bivio si continua a seguire la ripida stradina cementata fino ad arrivare poco sotto alla chiesetta (969 m). La chiesa sorge su una roccia a picco sul Lago d’Iseo e merita sicuramente una visita, da questo balcone naturale si può godere di una vista eccezionale sul lago e sulle cime circostanti. Si riprende a salire nel bosco sull'ampio sentiero, fino a raggiungere in pochi minuti il crinale nei pressi di una baita restaurata. Seguendo lo stradello dietro alla baita in breve si arriva sul M. Creò (1106 m), prima delle 6 cime. Purtroppo alcuni ripetitori hanno deturpato la montagna, ciò nonostante il panorama è ragguardevole. Si ritorna sui propri passi e seguendo il crinale in discesa si arriva a una selletta con le baite della Cascina Sergiola. In prossimità di una bacheca in legno, si abbandona lo stradello e si inizia a seguire il sentiero a destra che inizia a risalire la dorsale raggiungendo la Punta del Bert (1106 m), seconda cima. Si scende sul lato opposto passando in mezzo a due baite, per poi risalire nuovamente sul versante a nord. Ridiscesi si raggiunge una stradina sterrata nei pressi di alcune cascine, da qui si inizia a seguire un sentiero a desta, all'inizio poco marcato che sale in un fitto bosco, per poi scendere e arrivare alla baita dell'Orset (1066 m). Si tralascia la strada sterrata a sinistra con la quale poi si proseguirà e il sentiero in basso da cui poi si farà ritorno e seguendo in salita per pochi metri la strada sterrata, si imbocca a sinistra il sentiero contrassegnato da segnavia azzurri. Entrati in un fitto bosco, si prosegue con un lungo traverso a poca distanza dal crinale della boscosa cima del M. Pendola (1126 m). Usciti nei pressi di un roccolo, si abbandona la dorsale e si scende seguendo il sentiero a sinistra che entra nel bosco e prosegue fino a incrociare un sentiero più ampio che sale dal colle Cargadura e che si inizierà a seguire verso sinistra. Dopo un bel traverso nel bosco si ritorna alla baita dell'Orset da dove si prosegue seguendo la strada sterrata. Arrivati poco dopo a un bivio, si abbandona la strada sterrata e si segue sulla sinistra uno stradina che sale fino a ritornare nuovamente sul crinale. Si inizia a scendere fino a raggiungere una palina in legno, con l'indicazione a sinistra per Parzanica/Sentiero "Flavio Tasca" (sent. 701). Oltrepassata una sbarra, dopo un tratto in falsopiano, si tralascia una traccia a sinistra con la quale poi proseguiremo e si inizia a salire ripidamente fino a raggiungere la boscosa cima del Monte Mandolino (da mondul, "manzetta", terza cima (1080 m). Ridiscesi si continua a destra seguendo una traccia di sentiero che proseguendo a mezza costa passa sotto alla cima appena salita. Giunti in vista della Cascina del Colderone, si scende con percorso non obbligato fino a raggiungere le baite nei pressi del Col del Rù (1009 m). A poca distanza da un faggio secolare, si seguono le indicazioni su una palina segnavia per il M. Saresano (set. 724). Una stradina sterrata inizia a guadagnare quota arrivando in breve sul Monte Cremona, con l'omonima cascina posta poco distante dalla sommità (1083 m), quarta cima. Ora non resta che salire sull'ultima cima, il sentiero scende per un breve tratto sul lato destro della recinzione, per poi deviare a sinistra e continuare a scendere fino a entrare nel bosco sulla destra. Dopo un primo tratto dove si perde leggermente quota, il sentiero inizia a scendere più ripidamente fino a raggiungere la sella con la cascina Saresano (931 m). Dalla palina segnavia tralasciamo momentaneamente l'indicazione a sinistra per Parzanica e seguendo il crinale si raggiunge l'ultima cima il Monte Saresano (965 m), da cui si può vedere tutto il percorso fatto. Ritornati alla sella si inizia a scendere seguendo l'evidente sentiero verso Gromolo/Parzanica, contrassegnato da segnavia bianco/rossi. Si attraversano bellissimi boschi, con alcuni grandi e vecchi castagni e raggiunta un'ulteriore palina segnavia si prosegue in piano verso Parzanica. Attraversato un torrente si sale per un breve tratto fino a incrociare la strada asfalta in località Conghino. Non resta che seguire la strada asfalta verso sinistra, arrivando in pochi minuti al parcheggio.
Malati di Montagna: Gio, Roby, Lorenzo, Danilo, Pg, Kiran, Silvio e l'homo selvadego

Chiesa della Santissima Trinità 
Datata da Albino Bordogna all’800- 900 d.C., essa sorge probabilmente sulle rovine di un antico luogo, denominato “Castel dei Pagà”. Gabriele Rosa, a tale proposito, cita un documento del 1050 che ricorda come sul “Mut dei Pagà” si ritirassero gli ultimi ariani che contestavano l’invasione da parte delle autorità cattoliche, che con la conquista dell’Italia ad opera di Carlo Magno, s’imposero sulle popolazioni locali, trasformando i centri religiosi “pagani” in chiese.



panorama dalla chiesetta


la Presolana


Monte Guglielmo o semplicemente Gölem


Sullo sfondo il Bronzone


riflessi da Montisola...
l'isola lacustre più grande d'Europa


lungo il percorso si incontrano alcune vecchie cascine...


anche a quote basse la poca neve caduta è presente....


faggio a candelabro....!!!!


il crinale che dal M. Creò conduce fino al Monte Saresano


dettagli e traccia gpx


giovedì 19 gennaio 2017

Alpe Devero 03 - La biodiversità del Parco, tra licheni e pipistrelli

WAL, una cura per lo spirito

Camminare nella natura ed essere felici

 “Nessuna città dovrebbe essere tanto grande che un uomo una mattina non possa uscirne camminando” 
Cyril Connolly 


Camminare è molto più di un esercizio fisico, è un “andare verso”, un “andare oltre”, un metodo per curare lo spirito. Ognuno di noi ha una meta verso cui andare o un ostacolo da superare, camminare ci aiuta a liberare la mente dai pensieri e ad andare incontro a noi stessi per raggiungere quella meta, o oltrepassare quell'ostacolo.
Il WAL è una disciplina medica olistica che racchiude tutto questo e molto altro. I benefici del camminare sono diversi, e riguardano sia il corpo che la mente. WAL lo sà, ed è per questo che ha reso il camminare una pratica gratificante e stimolante. Come? Ve lo spieghiamo in due parole: Walk and Learn.

Il Metodo WAL 
Il WAL, fondato nel 2013 dalla Dr.ssa Anma Crespi (laurea in Filosofia e Psicologia, insegnante nella scuola secondaria) mira al benessere integrale della persona grazie alla duplice attività fisica della camminata, e cognitiva dell'ascolto-apprendimento.
 Sulla base delle ricerche neuroscentifiche svolte dalle Università americane del Michigan e del Massachusetts a partire dagli anni '80, e del concetto di plasticità neurale, la Dr.ssa Crespi ha sviluppato una pratica che stimola le funzioni cerebrali dell'ascolto, dell'apprendimento e della memorizzazione integrando l'esercizio fisico. Lo svolgimento simultaneo delle due attività aumenta i benefici di entrambe.

Camminare cura lo spirito 
Camminare all'aria aperta, in città o nella natura, cura corpo e spirito. Quante volte vi è capitato di fare una passeggiata in mezzo ai boschi in autunno, in riva ad un fiume in estate, nella campagna innevata d'inverno? Vi ricordate quali sensazioni avete provato? Se siete degli amanti del trekking non avrete difficoltà, se invece per motivi di lavoro o personali quelle occasioni sono, sinora, poche e lontane, vi aiuterò a reimmergevi nei ricordi. Aria, libertà, tranquillità, profumi, benessere sono le parole che ridisegnano quei ricordi.
Con WAL camminare nella natura diventa ancora più piacevole, grazie all'ascolto di storie interessanti. Gli AudioWAL stimolano la curiosità e vi rendono più creativi! 40 minuti al giorno sono il tempo ottimale, e soprattutto meritato, per prendervi cura del vostro organismo immergendovi nella natura.

I benefici del camminare 
Oltre allo spirito anche il corpo vi ringrazierà. Fra i benefici maggiori di questo movimento dolce vi sono:

  • Prevenzione e cura del Diabete di tipo 2 (WAL è attivamente impegnato nella lotta al Diabete). 
  • Più a lungo e regolarmente si cammina, meno si avrà bisogno di medicinali comuni. Camminare è un toccasana per l'intero organismo. 
  • Rafforzamento muscolare (cura la postura ed elimina il mal di schiena) 
  • Importante riduzione del rischio di ictus e infarti. 


Se non avete modo di camminare 40 minuti al giorno, cercate di farlo almeno due o 3 volte a settimana. E sbizzarritevi nel weekend! La strada è fuori che vi aspetta, ad accompagnarvi c'è WAL ;)

Articolo che mi è stato gentilmente chiesto di pubblicare da walexperience

domenica 15 gennaio 2017

Sulle antiche mulattiere della Val Veddasca

Da Maccagno si percorre l’Antica Strada della Veddasca, la storica mulattiera utilizzata come unica via di accesso per tutti i paesi della Valle, fino al completamento della strada rotabile. Itinerario vario e ben segnalato con paline segnavia, durante la stagione invernale fare attenzione al ghiaccio presente in alcuni tratti.

Da Milano si segue l'autostrada A8 dei Laghi verso Varese. All'uscita di Buguggiate si prosegue in direzione di Laveno, per poi continuare sulla SS394 della sponda est del Lago Maggiore, fino a Maccagno. La macchina la si può lasciare nel comodo parcheggio gratuito sulla destra, poco prima del ponte sul torrente Giona, vicino agli uffici della ProLoco (214 m). Le  indicazioni del sentiero che si deve seguire si trovano davanti all'entrata del parcheggio, su una palina segnavia è indicato il sentiero 121 ASV (Antiche Strade della Veddasca).
Attraversato il ponte sul torrente Giona, si prosegue diritti verso l'abitato fino a raggiungere il bivio sulla destra per la Val Veddasca. Si segue la strada per una decina di metri, per poi deviare a sinistra risalendo la ripida scalinata in pietra che sale tra le abitazioni. Oltre al panorama su Maccagno e il lago, lungo la via selciata veniamo accompagnati dalle belle cappelle della Via Crucis. Incrociata la strada asfalta la si segue verso destra per pochi metri arrivando al tornante in località Veddo (304 m), da dove si riprende a seguire il sentiero 121 (AVS).  Usciti dal caratteristico borgo, in breve si arriva al Santuario della Madonna della Neve del 1711. Si prosegue tra due muretti a secco seguendo l'evidente tracciato arrivando dopo pochi minuto ad una cappella, oltre la quale  si incrocia nuovamente la strada asfalta. Continuando verso destra si arriva a un ulteriore palina segnavia, seguendo le indicazioni per Garabiolo/Armio/Biegno si passa accanto ad alcune abitazioni per poi iniziare a salire nel bosco fino a raggiungere l'abitato di Garabiolo (567 m).  Tralasciata a sinistra la strada per il lago Delio, si prosegue seguendo la via principale arrivando in pochi minuti davanti alla chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna Annunciata e a San Carlo. Si svolta a sinistra e seguendo le indicazioni per il Ponte Romano, si sale tra le strette vie del paese arrivando poco dopo al vecchio lavatoio, oltre il quale si prosegue verso destra uscendo dal paese. Il sentiero ben presto diventa una pista sterrata che sale dolcemente nel bosco, sulla destra orografica della Val Casmera. Oltrepassato il ponte romano sopra al torrente Casmera (659 m) e le baite dell'Alpe Inent, in pochi minuti si arriva a uno spiazzo sterrato, nei pressi di una centrale elettrica di smistamento. Seguendo le indicazioni per il Lago Delio, si percorre in piano una tratto di strada asfalta, fino a raggiungere sulla sinistra l'inizio della bella mulattiera per Musignano, indicata da una palina segnavia (110 - 3V). Si perde quota ripidamente arrivando alle prime case di Musignano (760 m), percorrendo con calma le strette vie del paese, si possono incontrare le numerose “sculture” in legno, dalle sembianze umane o di animali, realizzate dal maccagnese Fabio Maccario. Raggiunta la piazzetta del paese, si inizia a seguire per un breve tratto la strada asfalta verso valle, per poi imboccare la mulattiera a destra verso Sarangio/Pianca/Macccagno (110 - 3V).
In breve si arriva all'antica cappella del Pane del XVI sec (693 m), oltre la quale si continua a scendere nel bosco fino ad arrivare a Sarangio (553 m). Dopo aver ignorato la deviazione a destra per Orascio, si prosegue ancora per un breve tratto sulla strada asfaltata, per poi seguire il sentiero 110 - 3V verso Pianca/Maccagno. Poco prima d'arrivare a Pianca si svolta a destra, seguendo le indicazioni sulla palina segnavia per Entiglio/Porto della Gabella/Maccagno (sent. 124). Il sentiero scende passando accanto alle recinzioni di alcune case, fino a terminare nei pressi della palestra di roccia il "Cinzanino" (218 m). Si consiglia prima di proseguire una breve deviazione verso destra, oltrepassato il piccolo bar, poco prima dell'ingresso alla palestra, un sentiero scende verso sinistra raggiungendo una cappella a picco sul lago, da qui il panorama è spettacolare! Ritornati alla palina segnavia, si scende lungo una scala di ferro arrivando al Porto della Gabella, da qui si inizia a percorre il lungo lago fino a raggiungere il Parco Giona e il museo Parisi Valle, costruito sul torrente Giona. Attraversato il torrente lo si risale fino al ponte pedonale che si attraversa, per poi proseguire sulla sponda opposta. Raggiunto il sottopasso della ferrovia in breve si ritorna al punto di partenza chiudendo l'anello.
Malati di Montagna: Lorenzo, Silvio, Danilo e l'homo selvadego

Lo sbarco dell’Imperatore, tra storia e leggenda 
A Maccagno si celebra lo sbarco dell’Imperatore Ottone I (862 d.C.), che la leggenda vuole essere scampato ad una tempesta sul lago grazie al provvidenziale aiuto dei maccagnesi e della famiglia Mandelli in particolare. Sembra che sia stata la stessa famiglia Mandelli a diffondere questa leggenda, con tanto di falsari chiamati al soldo per produrre documenti verisimili per testimoniarlo. Il problema era che Maccagno stava diventando una zona franca per molti “sfrosatori” (contrabbandieri) che commerciavano illegalmente sale, tabacco, legna e grano, oltre che per molti veri e propri manigoldi, e che era necessario legittimare con più vigore e sacralità il potere della famiglia Mandelli. Anche se gli storici hanno ora dimostrato che si tratta di un “falso storico” e che in realtà l’imperatore (l’Ottone fondatore del Sacro Romano Impero) non fu mai ospite del paese lacustre, la rievocazione continua ad essere celebrata ogni anno ad agosto, con il corteo di personaggi in maschera, la sfilata degli sbandieratori e tanta musica fino a tarda notte.

Si parte da Maccagno in una fredda giornata d'inverno....brrrr....


L'inizio dell'Antica Strada della Veddasca (A.S.V.)...


...si attraversano caratteristici borghi...


...passando accanto ad antichi lavatoi...


...e caratteristiche cappelle...
Cappella del Pane sec. XVI


...che ci farà un ponte romano qui...?!?


durante il passaggio a Musignano incontriamo strani individui




caspita mai panorami...eccoli...!!!





tutti che si accalcano a usare le ciaspole...noi aspettiamo...




lunedì 9 gennaio 2017

Sfida per il turismo di montagna: le piste da sci e l’assenza di neve

95 milioni di metri cubi d’acqua, 600 gigawattora di energia per l’innevamento artificiale, 136.000 euro per ettaro di pista; questi i numeri dell’innevamento artificiale secondo il WWF. Oltre allo spreco di energie, è necessario considerare che questa pratica ha un impatto anche sulla vegetazione e sulle falde acquifere. Inoltre, perché l’innevamento sia possibile servono determinate condizioni: anche se i fiocchi generati possono essere equiparati in buona misura a quelli naturali, perché il manto nevoso generato si conservi, sono necessarie delle temperature ben al di sotto dello zero e aria sufficientemente umida; se queste condizioni non sono rispettate il manto creato “ad hoc” si scioglierà e il lavoro svolto sarà da rifare, con consumi e costi maggiori. Francesco Laurenzi, colonnello dell’Aeronautica militare e noto meteorologo, osserva che “negli ultimi 20 anni la nevosità in Italia è scesa di circa il 40%, il che non è poco. Le precipitazioni in genere sono diminuite e le temperature medie si sono rialzate”. E ancora: “La quota dello zero termico, quella oltre la quale la pioggia resta neve, è salita di circa 1000 metri da 50 anni a questa parte e quella delle nevi perenni sta risalendo rapidamente”. Tenendo presente che il cambiamento climatico in atto non è contrastabile con la neve artificiale, la montagna come meta turistica deve essere ripensata. Non si deve e non si può resistere ai cambiamenti in atto fino all’ultimo momento e farsi trovare impreparati quando questi espedienti non basteranno più; ci si deve porre il problema di come ristrutturare l’offerta turistica ed attivarsi per tempo. Le stesse conclusioni si riscontrano nelle parole di Filippo Di Donato, presidente della Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano del CAI, che dice: “La montagna non è fatta solo di piste innevate, ma anche di sentieri e arte da guardare. Eppure l’economia della montagna, soprattutto d’inverno, continua a basarsi sulla neve che, anche se non c’è, viene comunque creata artificialmente, con non poche conseguenze sull’ambiente e sulle tasche dei Comuni”. La riclassificazione dell’offerta turistica oltre alla neve e alle piste da sci è la strada da seguire (anche secondo Federalberghi Friuli Venezia Giulia) e non invece resistere con uno schema di business , quello delle piste da sci a tutti i costi, che è destinato a fallire; serve cioè adoperarsi e ingegnarsi per creare delle alternative là dove, per altro, queste spesso già esistono e devono essere solo affinate, “collaudate” e armonizzate nell’offerta generale.
Articolo apparso su montagna.tv

venerdì 6 gennaio 2017

Anello del Monte Pian Bello

Chiudi gli occhi e immagina un sentiero scavato nelle foglie, tra poderosi faggi, fitte foreste di abeti rossi e betulle che si innalzano dritte verso il cielo, con panorami stupendi che spaziano dalle Alpi al Lago Maggiore. Tutto questo e tanto altro ancora è racchiuso in questo suggestivo giro ad anello, 

Si percorre la Milano-Laghi in direzione del Lago Maggiore, per poi continuare sulla A26 Voltri-Gravellona Toce. Usciti a Baveno, si prosegue sulla SS34 fino a Cannero, da dove si svolta a sinistra per Viggiona/Trarego.
Arrivati a Trarego si lascia la macchina davanti all'ufficio turistico, poco prima del cimitero (771 m).
Seguendo per un breve tratto la strada asfaltata si arriva prima alla bella chiesa dedicata a San Martino e subito dopo al municipio. Si prosegue tra le abitazioni seguendo Via Principale e tralasciata l'indicazione a destra per l'alpe Busè/Lemanno/Cima Ologno (strada Cavalli), si arriva poco dopo in località Sasè. Si esce dal paese seguendo le indicazioni per la chiesa di S. Eurosia//Piazza/Cima Forcola, percorrendo l'ampio sentiero  in gran parte cementato (segnavia 10-17-14). Si sale senza troppa fatica nel bosco, fino a raggiungere il ponte che attraversa il torrente Piumasc, in località Pontetto. Tralasciato a sinistra il sentiero 17 per il Colle, si continua seguendo il segnavia 14, a poca distanza dal torrente, fino alla Località Passo Piazza (1048 m). Attraversata la strada asfalta che sale al Colle, si prosegue in direzione di Socraggio, arrivando in pochi minuti all'Oratorio di Sant'Eurosia (1055 m). Dalla palina segnavia si inizia a seguire il sentiero a destra che si alza nel bosco, lasciando alle spalle la chiesetta. Sulla sinistra poco più in basso si possono osservare alcune trincee della linea Cadorna. Tra splendidi faggi si arriva alla Bocchetta del Tondone (1181 m), dalla palina segnavia si svolta a destra e seguendo le indicazioni per il M. Carza si inizia a percorre la dorsale raggiungendo in pochi minuti la Cima Forcola (1303 m). Si perde leggermente quota, sprofondando in alcuni tratti nelle foglie, per poi riprendere a salire nella faggeta fino a raggiungere il Monte Pian Bello (1325 m). Si ridiscende nel bosco, per poi uscire in una zona particolarmente panoramica verso il lago e sulle cime circostanti. Terminata la discesa si arriva a un bivio, tralasciato il sentiero a destra si prosegue per pochi metri nella direzione opposta e seguendo i segnavia bianco/rossi si piega verso destra entrando nuovamente nel bosco. Si rimane per un lungo tratto sul versante della Val Cannobina fino a incrociare un tratturo che si segue verso sinistra raggiungendo un primo punto panoramico con alcune panchine. Si scende raggiungendo una sella con una palina segnavia e tralasciata momentaneamente la strada sterrata, si continua a salire fino a raggiungere la panoramica Cima del Carza (1116 m). La vista spazia dal Lago Maggiore, alle cime della Val Grande e della Val Vigezzo, a quelle ticinesi, fino alle Prealpi Varesine. Sulla cima è posizionata una stazione permanente di posizionamento satellitare, col fine di studiare la dinamica crostale della catena alpina in ordine al rischio sismico. Ritornati alla sella si segue la strada sterrata tra rade betulle e distese di erica e felci, fino a incrociare la strada asfalta. La si segue verso destra per pochi minuti passando accanto al "Grotto del Monte Carza", ora in fase di ristrutturazione. Raggiunta la palina segnavia, si abbandona la strada asfaltata e si seguono le indicazioni del sentiero n. 13 per Ologno/Cheglio/Trarego. Dopo le ultime baite si scende a sinistra seguendo i segnavia bianco/rossi sui pali della corrente elettrica, fino a imboccare l'evidente mulattiera. Incrociata una stradina la si segue verso sinistra scendendo fino a raggiungere la sottostante strada asfalta che si segue per pochi metri verso destra, per poi riprendere il sentiero che scende fino alla frazione Buri di Cheglio. Seguendo le indicazioni del sentiero n. 9 per Trarego, si attraversa le strette vie del centro storico di Cheglio. Oltrepassato l'oratorio di San Rocco, si ritorna sulla strada asfalta che si segue verso sinistra per alcuni minuti, ritornando al parcheggio di Trarego.
Malati di Montagna: Lorenzo, Silvio, Pg, Danilo e l'homo selvadego

Trarego
La bella chiesa parrocchiale consacrata a San Martino fu costruita nel 1635 su una precedente del Trecento.



Oratorio Madonna Addolorata S. Eurosia Vergine e Martire
Patrona dei raccolti agresti a cui si riconosce: "il dono di sedare le tempeste ovunque sia invocato il suo nome ″. Edificato tra il 1805 ed il 1808 su di un primitivo tempietto del 1667 e successivamente restaurato nel 1997, è luogo di una partecipata festa popolare la prima domenica di agosto.



sentieri scavati nelle foglie


bagno di foglie