Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

domenica 31 luglio 2011

Il sentiero degli Stradini sulle pareti dolomitiche dello Zuccone Campelli

Dalla superstrada Milano-Lecco proseguiamo seguendo le indicazioni per la Valsassina, oltrepassato il paese di Ballabio, dopo circa tre chilometri in località Colle di Balisio svoltiamo a destra per Moggio/Passo Culmine, una volta arrivati a Moggio continuiamo fino in fondo al paese arrivando nel piazzale antistante la funivia dove lasciamo l'auto.
Ultimati i preparativi ci mettiamo in fila dietro a un gruppo nutrito di alpini che salgono anche loro in funivia per recarsi all'annuale festa alla cima Campelli. La funivia ha un costo di 10 euro a/r e in poco meno di 10 minuti porta ai 1650 m dei piani d'Artavaggio, arrivati notiamo che la giornata dal punto di vista meteorologico non è niente male, il Sodadura è li davanti a noi,  ma sembra meno imperioso rispetto a qualche anno fa' quando l'avevo risalito con la neve.
Dopo qualche decina di metri troviamo sulla sinistra una palina segnavia dalla quale seguiamo le indicazioni per i rifugi Cazzaniga-Merlini e Nicola, scendiamo in direzione della chiesetta con accanto l'ex albergo Sciatori, seguendo la sterrata iniziamo a salire verso sinistra, al primo bivio pieghiamo nuovamente a sinistra  raggiungendo un punto panoramico, da dove si ha una bella vista sul Resegone e le Grigne. Il sentiero prosegue in moderata salita sulla destra, dopo qualche minuto vediamo il caratteristico tetto del rifugio Nicola che tralasciamo per proseguire su una traccia fino a incrociare nuovamente la sterrata che seguiamo, arrivando sotto al rifugio Cazzaniga-Merlini 1889 m. A destra ci immettiamo sul sentiero 101 perdendo leggermente quota, ben presto il paesaggio inizia a cambiare, la roccia prende il posto ai prati e senza accorgerci ci ritroviamo in un ambiente tipicamente dolomitico, passiamo accanto a una pozza d'acqua e in breve arriviamo alla baita della Bocca 1923 m. Con vari saliscendi attraversiamo alcune vallette, con a sinistra il dolomitico Zucco Barbesino e dalla parte opposta la Cima Piazzo e La Cornetta, oltrepassata una cengia sbuchiamo ad una forcella. Perdiamo nuovamente quota per poi salire con più decisione arrivando alla bocchetta dei Mughi a 2020 m dove ci concediamo una pausa, scendiamo ripidamente lungo la valle dei Megoff e con un traverso arriviamo sotto l'imponente parete nord dello Zucco Barbisino che costeggiamo su sentiero tipicamente dolomitico, proseguiamo con alcuni saliscendi  fino ai Piani di Bobbio. Dalla palina segnavia in pochi minuti arriviamo al rifugio Lecco 1770 m che purtroppo con nostro stupore è chiuso causa lavori di ristrutturazione, dal rifugio seguendo le indicazioni poste sulla palina segnavia ci abbassiamo leggermente per poi risalire fino alla bocchetta di Pesciola 1784 m, proseguendo quasi in piano iniziamo a percorrere il Sentiero degli Stradini, dopo aver attraversato ripidi prati, passiamo sotto alla frastagliata parete sud dello Zucco di Pesciola, le nuvole ci impediscono il panorama verso valle ma conferiscono all'ambiente circostante un aspetto misterioso e inquietante. Arriviamo nell'unico tratto di percorso dove bisogna superare alcune roccette con l'aiuto di qualche corda fissa, al termine riprendiamo il cammino arrivando alla bocchetta del Faggio 1839 m. Proseguiamo ora su terreno prevalentemente prativo scendendo in una verde valletta con al centro la Casera Campelli 1783 m, Paolo la nostra guida ci consiglia un sentiero alternativo evitando così di ripercorrere il medesimo itinerario fatto al mattino, prima di arrivare alle baite in corrispondenza di un cartello con l'indicazione per il rifugio Nicola deviamo a destra seguendo il sentiero contrassegnato all'inizio con delle frecce arancioni e in seguito giallo/bianco/rosso con al centro il numero 30. Nel primo tratto bisogna fare un po' di attenzione nell'individuare i segnavia, in seguito il sentiero è sempre ben evidente, arrivati ad un bivio si segue l'indicazione a destra per il rifugio Castelli scritta su un sasso, entrati in un bosco scendiamo fino a raggiungere una piccola radura con un bivio. Tralasciamo il sentiero che prosegue in discesa verso Moggio e proseguendo a destra prima in piano e poi in salita arriviamo alla cappelletta "Bettini" in fase di ristrutturazione, ancora pochi metri ed eccoci al rifugio Sassi Castelli 1650 m, dove ci fermiamo a brindare questa bellissima giornata...!!!
Malati di Montagna: PG (Piergiorgio) grande esperto di flora alpina, Paolo esperta guida della zona, Danilo e Fabio

Rifugio Cazzaniga Merlini


Paolo ci mostra il percorso che andremo a fare...


un piccolo angolo di Dolomiti nel cuore delle Prealpi Lombarde


il sentiero degli Stradini passa ai piedi di torrioni...


...e ripide pareti...


Il Raponzolo di roccia (Physoplexis comosa) è uno dei più caratteristici e rari fiori alpini, vegeta nelle zone di gran parte dell'arco alpino. Cresce sulle pareti rocciose e calcaree verticali ed in ombra al di sopra dei 1400 metri. Deve il suo nome alla forma della radice, simile ad una piccola rapa; spesso è chiamato in tedesco "artiglio del diavolo", a causa della sua forme ad artiglio. Il suo periodo di fioritura va da luglio ad agosto.
da Wikipedia


Campanula raineri Perpenti (Campanula dell'arciduca)
Specie rara e protetta.
Habitat: Rupi e fessure, pietraie preferibilmente su substrato calcareo da 600 a 2000 m


Silene elisabethae - silene della viceregina
Magnifica e rara pianta endemica del territorio prealpino lombardo, è legata al terreno calcareo o dolomitico e vive tra 1400 e 2400 m di altitudine. Specie dedicata alla granduchessa Elisabetta, moglie del Viceré del Lombardo-Veneto.


Nessun commento:

Posta un commento