Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

domenica 29 maggio 2011

che emozioni sulla Colma di Mombarone

Mentre cammino in cresta le nuvole mi passano accanto veloci....
mi fermo...mi guardo attorno...forse sono in paradiso...!!!

Percorriamo l'autostrada A5 verso Aosta fino al casello di Quincinetto, attraversata la Dora svoltiamo a destra sulla SS26 fino a Settimo Vittone, proseguendo verso l'uscita dal paese si prende a sinistra la strada che conduce a Trovinasse 1374 m, superato lo slargo a valle della frazione continuiamo fino al termine della strada asfaltata a circa 1500 m. Parcheggiata l'auto sul bordo della strada o nei pochi posti disponibili iniziamo a camminare risalendo la strada sterrata, subito troviamo un altro caratello collocato ai bordi dei prati dell’alpe Buri 1525 m, proseguiamo a destra e dopo circa una decina di metri nei pressi di un altro cartello pieghiamo decisamente a sinistra. Seguendo i segni di vernice rossa rimaniamo a destra rispetto alle baite, il sentiero man mano che sale piega a sinistra, davanti a noi, ma ancora molto lontana la nostra meta. Attraversiamo un tratto dove sono presenti alcuni ontani e sorbi, con alcuni tornanti guadagniamo quota e attraversati alcuni piccoli torrentelli raggiungiamo le baite di Rasca 1775 m, piegando poi verso destra in pochi minuti arriviamo a Rasca superiore. Dopo una breve salita giungiamo nell'umida conca di Pianmorto 1870 m, la aggiriamo sulla destra compiendo un ampio arco, in modo tale da evitare l'acqua nascosta tra l'erba alta. Perdendo leggermente quota arriviamo nel suggestivo pianoro dell'alpe Brengovecchio 1836 m, riprendiamo a salire e seguendo le indicazioni di una palina segnavia in breve eccoci nella splendida conca dell'alpe Mombarone, dove ci soffermiamo qualche istante a osservare questo splendido paesaggio bucolico. 
Continuando verso destra tra bellissime fioriture dopo qualche istante arriviamo al grazioso lago del Mombarone, iniziamo a salire seguendo un sentiero in moderata ascesa in una zona di pietrame con parecchi rododendri. Entrati nel valloncello e raggiunte alcune baite il sentiero inizia a salire ripidamente verso la depressione della bocchetta, dopo aver oltrepassato il bivacco Quarti 2024 m addossato alla parete della montagna, tralasciamo il sentiero che prosegue verso la bocchetta e volgendo a sinistra in pochi minuti eccoci al rifugio Mombarone 2312 m gestito dall'Associazione Pro Loco Santuario di Graglia (015 401960).
Ora non ci resta che la breve salita verso la Colma del Mombarone 2371 m, dove ci accoglie la splendida statua bronzea del Redentore alta 17 metri, anche se purtroppo dal lato Biellese possiamo solo osservare un magnifico mare di nuvole, dal versante della Val d'Aosta vediamo nitidamente tutte le principali cime dal Gran Paradiso, Monte Bianco fino al Gruppo del Rosa. Dopo aver ripreso le energie, decidiamo di proseguire come da programma, seguiamo la cresta abbassandoci di qualche decina di metri per poi riprendere quota fino a Punta Tre Vescovi 2317 m così chiamata perché è il punto di incontro del territorio di tre diocesi: Aosta, Ivrea e Biella. Dalla cima il sentiero scende sulla sinistra, da qui fino al colle Lace il percorso è da affrontare con prudenza e solo in condizioni meteorologiche ottimali, questo tratto di percorso fa parte anche dell'Alta Via delle Alpi Biellesi, un bellissimo e vario trekking in quota che per filo di cresta percorre tutta la cerchia delle montagne sovrastanti Biella e unisce idealmente i villaggi alpini di Piedicavallo e Bagneri. Arrivati al colle Lace 2120 m proseguiamo a sinistra verso Maletto, una palina segnavia ne indica la direzione esatta, poco dopo tralasciamo una traccia poco evidente a sinistra e continuiamo seguendo i segni gialli dell'Alta Via della Valle d'Aosta n. 1, il sentiero prosegue in falsopiano fino alla grande croce in legno del colle Giasit 2024 m. Poco prima di arrivare all'alpeggio sottostante arriviamo ad un bivio, abbandonata l'Alta Via continuiamo verso sinistra seguendo il sentiero n. 841 GTA/Maletto, purtroppo dall'alpeggio non siamo riusciti a ritrovare il sentiero principale per cui abbiamo proseguito in quota raggiungendo alcune baite diroccate, da qui siamo scesi verso il centro del vallone seguendo alcuni vecchi sentieri. Ripreso il sentiero GTA arriviamo alle baite di Alpette 1681 m, dalla palina segnavia tralasciamo il sent. 841 e continuiamo verso Trovinasse sul sent. 848, attraversato il torrente Chiussuma su un ponte, il percorso prosegue in costa tra piante di mirtillo, entrati nel bosco scendiamo fino all'alpe Pianmaglio 1513 m e in breve ci ritroviamo sulla strada sterrata. Decidiamo di proseguire a destra verso Trovinasse, per chi vuole abbreviare il percorso consiglio di andare a sinistra verso Brengovecchio, arrivati all'agriturismo Belvedere continuiamo a scendere verso la chiesa di Trovinasse 1374 m, dal paese per ritornare all'auto purtroppo dobbiamo ripercorrere il tratto di strada percorsa al mattino, ma poco importa, dopo una giornata del genere tutto sembra essere più bello...!!!
Malati di Montagna: Danilo e Fabio

in cresta by Danilo


Lago di Mombarone


manca davvero poco...


Danilo e Fabio in cima alla Colma di Mombarone


in cresta...un'emozione unica...!!!


grafico altimetrico e traccia gps da Google Earth

domenica 22 maggio 2011

Camminando tra profumi di essenze alpine e mediterranee

Dall'autostrada A26 direzione Genova, prendiamo l'uscita Masone, alla prima rotonda svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per il Parco Naturale Capanne di Marcarolo, in seguito proseguiamo in salita verso i Piani di Praglia, da dove in pochi minuti arriviamo al valico di Prou Renè 825 m.
Lasciamo l'auto nel parcheggio con fondo sterrato accanto ad una bacheca descrittiva del parco, la giornata si preannuncia già calda, così decidiamo di partire con i pantaloni corti, proseguiamo diritti verso il bosco, tralasciando il percorso sulla sinistra verso i laghi del Gorzente.
Il tracciato è ottimamente segnato con segni di vernice bianco/rossi e corrisponde sia all'Alta Via dei Monti Liguri (AV) che al sentiero europeo E1, dopo aver passato la località Prato del Gatto, con alcuni saliscendi arriviamo ad una palina segnavia che ci informa che stiamo percorrendo un tratto del Sentiero Naturalistico "Laghi del Gorzente" realizzato dal CAI di Bolzaneto. Proseguiamo tra il profumo intenso di resina, dovuto ai pini silvestri che ricoprono questo versante della montagna, giunti al Giogo di Paravanico 789 m percorriamo la strada sterrata in salita per qualche metro per poi deviare a destra riprendendo il sentiero che si inoltra nuovamente nel bosco. Superato un cancelletto incontriamo alcune mucche che diffidenti si nascondono dietro ad alcuni pini, in pochi minuti arriviamo al Passo di Prato Leone 779 m, tralasciata la sterrata sulla sinistra continuiamo seguendo le indicazioni per il Passo della Bocchetta. Il sentiero inizia a salire tra splendide fioriture, Piergiorgio da grande esperto mi fa notare alcuni splendidi Giaggioli appartenenti alla famiglia degli Iris, dopo una piccola sosta alla fontana dei Segaggin (cioè dei falciatori d’erba, che vi si fermavano a dissetarsi) in breve arriviamo ad un bivio, decidiamo di fare una piccola deviazione verso il rifugio. Poco prima di arrivare ci fermiamo un istante ad osservare i resti della teleferica Gallaneto-Laghi del Gorzente, usata per il trasporto dei materiali per la costruzione dell'acquedotto De Ferrari Gallera, un pannello posto accanto ne racconta la storia, giunti al rifugio 905 m veniamo accolti calorosamente da alcuni soci della sezione del CAI di Bolzaneto che a turno durante i fine settimana gestiscono la struttura, meritevole la meridiana posta a monte del rifugio e i locali interni, tra cui un piccolo bivacco sempre aperto. Dopo aver ringraziato i nostri nuovi amici seguiamo l'ampia cresta ritornando sul percorso che avevamo abbandonato, varcato un cancelleto proseguiamo a sinistra costeggiando il Bric di Guana, al seguente bivio tralasciato il sentiero che scende a sinistra verso i laghi, continuiamo diritti fino a Prato Perseghin 967 m ai piedi del monte Taccone. Per salire in cima decidiamo di continuare lungo il sentiero fino all'altezza di alcuni pini, da dove piegando sulla destra con percorso libero arriviamo in cresta, da qui con facile percorso raggiungiamo la croce della cima a 1113 m, splendido il panorama su tutta l'area del parco. Dopo una breve pausa ripercorriamo il sentiero dell'andata proseguendo lungo la cresta fino al Passo Mezzano 1050 m, dalla palina segnavia seguendo il sentiero aggiriamo sulla destra il versante della montagna, risalendo tra ampi pascoli raggiungiamo il dorso del massiccio del Monte Figne 1172 m, oltre a dominare le cime circostante si può godere di una bella vista sui laghi del Gorzente. Ci fermiamo a mangiare cullati da una fresca brezza che oggi è davvero ben gradita, per il ritorno seguiamo il crinale rimanendo alti rispetto al sentiero percorso all'andata, davvero particolari alcuni scorci tra le rocce affioranti, scesi di nuovo al passo Mezzano seguiamo il medesimo itinerario fatto al mattino fino al parcheggio.
Sicuramente farò ritorno, magari compiendo il giro ad anello del "Sentiero Naturalistico Laghi Gorzente", la vicinanza del mare rendono questi luoghi davvero unici, splendide le fioriture incontrate, sembrava di camminare in un giardino botanico...!!!
Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo
Malati di Montagna: Piergiorgio e Fabio

Lago Lungo


gli amici del CAI di Bolzaneto  accanto al loro rifugio 905 m


Monte Taccone 1113 m


Monte Figne 1172 m


"Giaggiolo" questo non l'avevo mai visto...?!?


grafico altimetrico e traccia gps da Google Earth




lunedì 16 maggio 2011

Lago d'Orta il più romantico dei laghi italiani

 "Il luogo, bizzarramente, si chiama Orta. 
Uno che sapeva guardare, dice mio padre, 
l'ha definito un tempo un acquerello di Dio" 
(M. Werner, Terraferma).

Dalla Riserva Naturale del Sacro Monte di Orta (Patrimonio Mondiale dell'UNESCO), scendiamo verso Orta San Giulio uno dei borghi più belli d'Italia, da Piazza Motta con l'imbarcazione (4 euro andata e ritorno, ogni 10 minuti circa) sbarchiamo all'isola di San Giulio, cuore pulsante del lago.
Secondo la leggenda San Giulio non trovando nessun barcaiolo che volesse accompagnarlo sull'isola infestata da serpi e draghi, stese il suo mantello sull’acqua e usando il bastone come remo la raggiunse, cacciati gli esseri immondi, vi eresse una chiesetta destinata a diventare, dopo una lunga serie di trasformazioni, la basilica d’oggi.
Ritornati a Orta San Giulio ci incamminiamo tra le sue strette viuzze fino a Villa Bossi, attuale sede del municipio di Orta, dove possiamo ammirare un bel giardino affacciato sul lago. Da Piazza Mottta davanti al "broletto" o Palazzo della Comunità della Riviera di San Giulio risalente al 1582, costituito da un portico al piano terra, usato per il mercato ed una sala riunioni al primo piano, saliamo verso la chisa di Santa Maria Assunta lungo un'ampia strada interamente pavimentata in sassi, denominata "Motta" (via Caire Albertoletti).
Continuando a destra sulla via acciottolata ritorniamo al Sacro Monte da dove seguiamo il percorso devozionale costituito da venti cappelle affrescate, completati da gruppi statuari di grandezza naturale in terracotta che illustrano la vita di San Franceso d'Assisi.
In conclusione posso solo dire che il lago d'Orta è un vero tesoro nascosto tra le montagne, solo in pochi altri luoghi è possibile ritrovare un tale mix di natura, arte e splendidi scenari...
Malati di Montagna: Deborah e Fabio


domenica 8 maggio 2011

Dalla Scala Santa al Pizzo Marona

Dall'autostrada A26 Voltri-Gravellona Toce, continuiamo sulla superstrada SS33 del Sempione, all'uscita di Gravellona Toce proseguiamo verso Verbania, dopo una rotonda svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Miazzina e il Parco Nazionale della Val Grande una delle ultime autentiche wilderness che l'Italia possa ancora contare. Da Miazzina proseguiamo verso l'alpe Pala da dove svoltando a sinistra in pochi minuti arriviamo nel parcheggio della Cappella Fina 1100 m.
Imbocchiamo l'ampio sentiero che inizia accanto a un pannello informativo del parco, il percorso sale senza mai troppa pendenza contornando il pizzo Pernice, alcune panchine invitano a sedersi per godere del magnifico panorama verso il lago Maggiore, anche se purtroppo oggi una leggera foschia ne impedisce la completa visuale. Oltrepassata una fontana riprendiamo a salire e usciti dal bosco sbuchiamo sull'ampia dorsale a circa 1400 m, dalla palina segnavia proseguiamo verso destra, percorso un tratto in piano riprendiamo a salire arrivando alla croce posta a monte del vecchio albergo 1564 m, scesi dalla parte opposta in breve arriviamo alla cappelletta del Pian Cavallone. Sulla sinistra dalla palina segnavia seguiamo il sentiero che contorna il fianco del monte Todano, da questo punto fino alla cima il percorso è classificato come EE, per cui deve essere affrontato con un'adeguata esperienza. Tralasciata la deviazione a sinistra per Cicogna, con alcuni brevi tratti di catene nei punti più ostici arriviamo alla sella, denominata Colle della Forcola 1518 m, il sentiero dopo un'impennata prosegue in diagonale sul fianco destro del Cugnacorta. Attraversati alcuni canali riprendiamo a salire verso destra, in alto si incomincia a intravedere la cappella posta a pochi metri dalla cima, arrivati alla base di un intaglio nella roccia iniziamo a risalire una scalinata in pietra protetta da una serie di paletti in ferro con catene, questo tratto è chiamato la "Scala Santa". Dopo alcuni minuti scendiamo ad un piccolo intaglio denominato il "Passo del Diavolo", passati dalla parte opposta proseguiamo seguendo la cresta rocciosa, infine con una diagonale verso destra saliamo fino alla cappella-rifugio dedicata alla Madonna della brascarola, in breve seguendo la traccia in cresta arriviamo in vetta al Marona 2051 m. Per la felicità alzo le braccia verso il cielo, stringo la mano a Danilo e rimango estasiato da quanto i miei occhi riescono a vedere, dal gruppo del Rosa, a tutte le principali cime della Val Grande, per non dimenticare poi del Lago Maggiore che ci ha accompagnato per tutta la durata della salita. Scesi di nuovo alla cappella e firmato il libro di vetta, finalmente ci riposiamo coccolati dai raggi caldi del sole, per la via del ritorno percorriamo il medesimo itinerario con un'unica deviazione al bivacco del Gufo, dove oltre a dissetarci alla fontana facciamo anche conoscenza con due ragazzi di Piacenza che hanno deciso di trascorre il loro weekend tra le montagne del Parco Nazionale della Val Grande...
Malati di Montagna: Danilo e Fabio

"Una leggenda racconta di un cacciatore che impossibilitato a superare una baratro fra quelle rocce, fece un patto con il diavolo: il maligno avrebbe costruito un ponte in cambio dell'anima del primo che l'avesse percorsa. Il giovane mandò avanti il cane, gettando un sasso per farselo riportare. Gli alpigiani che lo seguivano videro, sulla scalinata che precedeva il ponte, una visione luminosa che li guidò sull'abisso."

Danilo sul Passo del Diavolo
in alto si intravede la cappelletta


Fabio in Cima al Pizzo Marona 2051 m


Fabio sulla "Scala Santa"


Danilo in cima al Pizzo Marona con dietro il Monte Zeda


grafico altimetrico e traccia gps da Google Earth

venerdì 6 maggio 2011

Trasquera Ritratto di vita di Gino Manna

mercoledì 4 maggio 2011



Osservate più spesso le stelle. 
Quando avrete un peso sull'animo, 
guardate le stelle o l'azzurro del cielo. 
Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, 
quando qualcosa non vi riuscirà, 
quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, 
uscite all'aria aperta e intrattenetevi, da soli, col cielo. 
Allora la vostra anima troverà la quiete

Pavel Florenskij

domenica 1 maggio 2011

una lunga linea sottile tra Giove e Faierone

Dall'autostrada A26 Genova-Gravellona Toce prendiamo l'uscita per Verbania, seguendo la statale SS34 costeggiamo il lago Maggiore verso il confine di stato, in successione passiamo Verbania, Ghiffa e Cannero arrivando a Cannobio. Usciti fuori dal paese svoltiamo a sinistra e seguendo le indicazioni per S. Agata dopo circa un paio di chilometri arriviamo all'ampio parcheggio, dove conviene lasciare l'auto 464 m.
La giornata è splendida, anche se fa un po' freschetto, ci incamminiamo sulla strada asfaltata verso il paese, arrivati dopo qualche minuto nella piazza della chiesa seguiamo le indicazioni poste sulla palina segnavia. Risaliamo tra le case del paese seguendo i segnavia bianco/rossi, arrivati all'inizio del sentiero troviamo un'altra palina segnavia e con un ripido tratto ci addentriamo in un bel bosco di castagni. La pendenza diminuisce e con un lungo traversone verso sinistra arriviamo all'oratorio di S. Luca, dopo una breve pausa riprendiamo il cammino sempre verso sinistra, costeggiati alcuni muretti a secco eccoci alle baite ormai diroccate di Scesel. Dopo pochi minuti ad un bivio tralasciamo il sentiero a sinistra per Biesen che percorreremo al ritorno e proseguendo a destra arriviamo a incrociare una sterrata, la seguiamo in salita per una decina di metri per poi riprendere il sentiero sulla sinistra, in breve arriviamo all'alpe Marcalone 860 m. Dalla palina segnavia saliamo tra le baite ben ristrutturate, oltrepassato l'agriturismo “da Attilio” riprendiamo la salita su sterrata entrando in una fitta abetaia, facendo attenzione ai segni di vernice percorriamo alcuni tratti di sentiero guadagnando velocemente quota. Dopo un lungo traversone verso destra arriviamo a un bivio, dalla palina segnavia decidiamo di continuare a sinistra sulla sterrata, tralasciando il sentiero per Rombiago, dopo una decina di minuti all'altezza di un cartello svoltiamo a sinistra, mentre percorriamo il sentiero verso la cima iniziamo ad avere un assaggio dei panorami che oggi andremo a vedere. Arrivati alla croce del Monte Giove 1298 m la vista spazia a 360°, dalla selvaggia Val Cannobina al sottostante Lago Maggiore dove Tamaro e Lema fanno da corona. Firmato il libro di vetta riprendiamo il cammino, dal cippo scendiamo verso destra alla sottostante sella erbosa, dalla palina segnavia proseguiamo sulla sterrata che sale verso destra, arrivati all'alpe Scierz 1235 m continuiamo ancora per qualche minuto su sterrata, oltrepassata una sbarra dopo poche decine di metri svoltiamo a destra seguendo il sentiero che si inoltra tra le betulle. Il percorso sale seguendo la dorsale della montagna, usciti dal bosco ci troviamo davanti alla lunga cresta del Faierone, raggiungiamo una prima cima a circa 1570 m e dopo aver attraversato un colletto riprendiamo a salire senza ulteriori soste fino all'anticima dove  è stato costruito un grosso ometto di pietra, seguendo il filo di cresta in breve arriviamo in cima al Faierone 1715 m con una forte stretta di mano senza troppe parole ci complimentiamo per questa faticosa ma gratificante salita... Per il ritorno ripercorriamo il medesimo itinerario fatto all'andata fino alla sella erbosa, da dove seguiamo le indicazioni per Rombiago che raggiungiamo in pochi minuti 1167 m, dalla palina segnavia scendiamo ai prati sottostanti, facendo attenzione sulla sinistra poco prima di entrare nel bosco vi sono le indicazioni per Biessen. Il sentiero inizia in leggera discesa a contornare le pendici del monte Giove, purtroppo causa la scarsa frequentazione e manutenzione la mulattiera risulta in alcuni punti danneggiata, ma comunque percorribile. Arrivati alle baite superiori di Biessen, ormai totalmente abbandonate, tralasciamo la deviazione a destra per Cavaglio e proseguiamo verso S. Agata, con Danilo durante il percorso notiamo la grande maestria di chi ha progettato la mulattiera, arrivati al bivio da cui siamo transitati alla mattina, non ci resta che ripercorrere il medesimo sentiero fino al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto. Escursione panoramicamente davvero splendida, i 1500 m di dislivello per salire al Faierone richiedono un certo allenamento, ma quando si è lassù tutto passa e il corpo è come se si rigenerasse....!!!
Malati di montagna: Danilo e Fabio

Panoramica dal M. Faierone


Danilo in cima al Faierone 1715 m


Monte Giove  1298 m


grafico altimetrico e traccia gps su Google Earth