Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

lunedì 28 dicembre 2009

San Primo tra i due rami del lago di Como

Ci sono cime che talvolta anche se non superano i 2000 m ripagano pienamente l'escursionista, una di queste è il Monte San Primo 1686 m che oltre ad avere il primato di essere la vetta più elevata del Triangolo Lariano ha anche un panorama a 360° che lascia davvero estasiati.
Si parte dalla Colma di Sormano a 1123 m, facilmente raggiungibile da Como, dall'autostrada A/9 usciamo a Como/Sud e seguiamo le indicazioni per Erba, dopo qualche chilometro svoltiamo a sinistra per Canzo, raggiunto il paese di Sormano in breve arriviamo alla colma, dopo aver scollinato lasciamo l'auto nell'ampio parcheggio sulla destra.
Dopo aver deciso di lasciare le ciaspole in auto visto la scarsità di neve, ci dirigiamo verso il bar ristorante "La Colma" per bere un caffè, alla colma è situato anche un Osservatorio Astronomico e dalla parte opposta la targa in memoria di Vincenzo Torriani patron del Giro d'Italia, negli anni sessanta propose l'inserimento nel Giro di Lombardia della leggendaria salita del Muro di Sormano. Dal bar dopo pochi metri sulla sinistra inizia la strada sterrata, ci accorgiamo immediatamente che la neve caduta nei giorni scorsi si è trasformata in ghiaccio, con attenzione proseguiamo la salita, il sole filtra tra gli alberi creando simpatici giochi di luce, arrivati alla Colma del Bosco 1233 m, decidiamo di tralasciare le indicazioni per il Monte San Primo e di salire sulla destra verso la dorsale. Arrivato per primo rimango quasi immobile dal panorama a dir poco superlativo che mi si presenta davanti, incito i miei amici ad affrettarsi come se potesse svanire!!! Procediamo seguendo la dorsale con alcuni saliscendi, in un susseguirsi di emozzioni, dopo un bosco arriviamo all'Alpe Spessola 1237 m, riprendiamo la strada sterrata, purtroppo poco dopo Paola non si sente bene e decide di rinunciare, Flavio da perfetto gentiluomo la riaccompagna, rimango con Danilo con il quale proseguo. Manteniamo un buon passo, dopo alcuni tornanti, alla fine di un lungo traverso giungiamo alla colma dove è situata l'alpe di Terra Biotta 1536 m, su una palina segnavia con le varie indicazioni leggiamo che manca ancora 1 ora alla cima. Riprendiamo a salire sull'evidente tracciato dove la neve è sempre abbondantemente presente, l'ultimo tratto di salita sale con decisione e purtroppo è anche ghiacciato, anche nell'aprile del 2003 quando ero salito la prima volta ricordo che questo tratto era alquanto insidioso, consiglio nei periodi invernali di portare nello zaino un paio di ramponi o dette anche grappette, a 4 o 6 punte, non sono un gran peso, sono facili da montare e si adattano a quasi tutti i tipi di scarponi. Dal monte San Primo 1686 m grazie alla sua posizione a metà strada tra la pianura e la catena alpina, si può godere di un punto di vista particolarmente privilegiato, Grigne, Resegone, Legnone, Monte Generoso, Corni di Canzo, si fa quasi fatica a nominarle tutte... Consumato un fugace spuntino iniziamo a scendere, ripercorrendo il medesimo itinerario fino all'alpe Spessola 1237 m, tralasciamo il percorso della dorsale, seguiamo le indicazioni sulla palina segnavia entrando in un fitto bosco, arrivati alla Colma del Bosco 1233 m, riprendiamo la strada sterrata percorsa alla mattina. Per il ritorno a casa dal parcheggio seguiamo la strada che scende dalla parte opposta da cui siamo arrivati, dopo Zelbio la strada scende fino a Nesso, si svolta a sinistra e seguendo la strada che costeggia il lago arriviamo fino a Como davanti alla stazione ferroviaria, da dove chiare indicazioni ci riportano all'autostrada. Il tracciato ha una lunghezza di circa 17 km A/R, con un dislivello di poco inferiore ai 600 m, a mio modesto parere una delle perle della Lombardia!!!
Malati di montagna: Flavio, Paola, Danilo e Fabio

un gran bel panorama...



Flavio - Paola e Danilo



giochi di luce...



la croce in cima al Monte San Primo 1686 m

cartolina?!?

domenica 20 dicembre 2009

brrrrrrrrrrr............vento gelido in Val d'Egua

Fa freddo, fa molto freddo, partiamo da casa con -7, durante il tragitto in autostrada il termometro in auto regista temperature inferiori anche ai 10 gradi. Risaliamo la Valsesia in direzione di Alagna, all'altezza di Balmuccia svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per Carcoforo, risalendo la Val Sermenza osserviamo ai bordi della strada le enormi stalattiti di ghiaccio che scendono a lato della montagna, dopo la pausa caffè a Boccioleto arriviamo a Rimasco con il lago quasi completamente ghiacciato. Al bivio svoltiamo a destra risalendo l'incantevole Val d'Egua fino a Carcoforo 1304 m, ultimati i preparativi andiamo verso la parte alta del paese da dove seguiamo il segnavia 122, attraversato il ponte passiamo tra le strette viuzze e usciti dal paese iniziamo a salire una mulattiera lastricata. Salutato il grande frassino centenario ci inoltriamo nella valle percorrendo un tratto in piano, il cielo è terso, azzurro, di quell’azzurro privo delle bianche nuvolette che a volte ne interrompono l’uniformità, l'aria è limpida fresca, anzi direi gelida. Attraversate alcune piccole slavine iniziamo a scorgere le case in pietra dell'alpe Piovale 1635 m e poco più sopra il rifugio CAI Boffalora che visiteremo al ritorno, seguendo le tracce ci alziamo verso la testata della valle, transitando su un ponte notiamo come l'acqua del torrente scorra imprigionata sotto al ghiaccio. Arrivati all'Alpe d'Egua 1745 m, continuiamo a salire verso una zona soleggiata, si avanza a fatica ma alla fine con determinazione arriviamo accanto a una paretina rocciosa dove decidiamo di fermarci a pranzare, riscaldati dai raggi del sole. La vista sul Tagliaferro 2964 m e sulla valle sottostante è fantastica, per il ritorno ripercorriamo il medesimo tracciato, naturalmente dove è possibile ci divertiamo a fare qualche fuoripista, seguendo Franco che sembra letteralmente volare sulla neve... Escursione con le ciaspole da effettuarsi solo con manto nevoso assestato, la Val d'Egua a mio parere è una vera perla della Valsesia.
Malati di montagna: Kiran, Andrea, Franco e Fabio

monte Tagliaferro 2964 m

Carcoforo 1304 m

alpe Piovale 1637 m


...baciati dal sole sopra all'Alpe d'Egua

domenica 13 dicembre 2009

al Sasso di San Martino tra il candore della neve...

Percorriamo l'autostrada A9 verso la Svizzera, usciti a Como Nord seguiamo la sponda occidentale del Lario arrivati a Cadenabbia, svoltiamo a sinistra e passando tra le case, arriviamo in breve a Griante, dopo il cimitero, all'altezza del campo sportivo seguiamo la strada a sinistra arrivando in breve al parcheggio adiacente alla graziosa chiesa di San Rocco 255 m, da dove è ben visibile la rupe con la chiesa di San Martino. Purtroppo è nuvoloso e durante la notte ha anche nevicato a pochi metri sopra le nostre teste e pensare che i celti anticamente chiamavano Griante "Griant Tir" ovvero Terra del sole!!! Ci incamminiamo seguendo una stradina con l'indicazione per San Martino, arrivati sulla strada asfaltata svoltiamo a sinistra e dopo pochi metri scendiamo alcuni gradini sulla destra, attraversato il torrente dei Ronconi su un ponticello iniziamo a salire su una larga mulattiera acciottolata, il percorso è costellato dalle cappelle della Via Crucis. A circa metà strada incontriamo la Cappella degli Alpini dedicata a San Carlo, in breve arriviamo a un bivio, trascurando il sentiero per le Forcolette, proseguiamo a mezza costa sulla destra, superato un valloncello giungiamo al poggio erboso su cui sorge la chiesa di San Martino 457 m. Il panorama anche se guastato dalle nuvole e comunque notevole, abbandonata la chiesa ripercorriamo il sentiero dell'andata, subito dopo aver riattraversato il valloncello, sulla destra si nota un sentiero, soffia un vento gelido e alcuni fiocchi di neve stanno svolazzando, dopo aver costeggiato una cascina incrociamo il sentiero per le Forcolette che seguiamo. Dopo un bosco misto di betulle e faggi iniziamo a salire con più decisione gli innumerevoli tornanti, il suolo inizia a essere ricoperto di neve, i fiocchi aumentano di intensità e senza accorgerci in pochi minuti siamo già coperti di bianco, proseguiamo fiduciosi, all'improvviso come era iniziato smette di nevicare e davanti a noi si apre magicamente le porte di un mondo incantato. Proseguiamo distanti di pochi metri uno dall'altro, come se ognuno di noi volesse rimanere assorto nei propri pensieri, tutto attorno è bianco, nessun rumore, si sentono solo i nostri scarponi che affondano nella neve, arriviamo alle baite di Pilone, tralasciamo il sentiero a sinistra e continuiamo passando in mezzo alle case. La salita è piacevole, ci sono circa 50 cm di neve fresca ma si riesce ugualmente a proseguire, arrivati a una radura proseguiamo sulla destra e risaliti gli ultimi tornanti arriviamo in cima al Sasso di San Martino 862 m. Le nuvole si stanno diradando lasciando spazio ai raggi caldi del sole, anche oggi la nostra determinazione è stata premiata, scattata la foto di rito scendiamo a mangiare un boccone alle sottostanti baite. Per il ritorno ripercorriamo il sentiero fatto all'andata, in un susseguirsi di splendidi giochi di luce, ci fermiamo sovente osservando come alcune cime tra cui il Legnone, le Grigne spuntino fuori dalle nuvole come isole in un mare infinito...
Malati di Montagna

contrasto di colori...


chiesa di San Martino 457 m

la magia dell'inverno...

baite Pilone


Cima Sasso di San Martino 862 m

Malati di Montagna: Flavio, Danilo e Fabio

domenica 6 dicembre 2009

Ciaspole!!! che giornata...

da Mauolone 900 m al rifugio P. Crosta 1750 m all'alpe Solcio, per la descrizione completa dell'escursione fare riferimento a domenica 7 dicembre 2008


"Una sosta per riprendere fiato, per riportare i battiti del cuore con noi. Le nuvole scorrono sopra le vette, tra i canaloni, nello sguardo si mescolano la durezza della pietra e la dolcezza dei vapori d'alta quota. La fantasia veleggia altissima."
da Terre Alte di Carlo Grande

rifugio P. Crosta 1750 m
montagnando d'inverno

tramonto...

In montagna durante il periodo invernale, dopo abbondanti nevicate, si possono incontrare gli "sgrullatori di alberi", di solito viaggiano a gruppi e sono guidati da un vero professionista. Il loro lavoro consiste nel togliere la neve dai rami, in modo tale da salvare l'albero stesso da una sua probabile caduta, sono dei veri altruisti, infatti non percepiscono nessun stipendio, si accontentano di un grappino offerto da chiunque passi, svolgono un'attività davvero utile per il bosco e poi credetemi si divertono come dei bambini....
Malati di Montagna

sgrullatori di alberi all'opera

uno sgrullatore verifica il lavoro



Malati di montagna: Franco, Flavio, Danilo, Marina, Enrico, Deborah e Fabio

domenica 29 novembre 2009

IL VIDEO DELL'ALTA VIA DELLE DOLOMITI N. 1

Quattro fiocchi sul Monte Paglietta

Relazionare l'escursione effettuata è alquanto complicato, essendo il percorso privo di segnaletica e i sentieri sono poco segnalati, preferisco allora raccontarvi questa giornata passata in montagna in modo diverso dal solito con un pizzico di fantasia...
Raggiunto il villaggio di Eternon a 1645 m collocato sulle pendici della valle del Gran San Bernardo, i nostri quattro intrepidi escursionisti si avventurano verso la mitica montagna dal nome misterioso Paglietta.
Mentre ci incamminano verso Barasson le nuvole risalendo la valle sospinte da un vento gelido sembrano delle grandi navi fantasma che si infrangono sulle erte pareti delle montagne, al secondo tornante seguendo un sentiero sulla destra veniamo calamitati vertiginosamente su per la montagna. Durante la notte la signora dell'inverno deve essere transitata con il suo lungo mantello, tutto attorno è ricoperto da una patina bianca, che rende magico anche il singolo filo d'erba.... Stiamo percorrendo il lungo vallon de Menovy, arrivati ad un alpeggio troviamo un cartello che raffigura una ciaspola con indicato il percorso da intraprendere durante l'inverno, quando la candida neve ricoprirà ogni cosa.
Dietro alle baite seguiamo in salita una pista forestale fino a incrociare una strada presumibilmente usata per la costruzione di un acquedotto, svoltiamo a sinistra proseguendo per un lungo tratto in falsopiano in un bosco di antichi larici dalle forme talvolta inquietanti. Ad un certo punto notiamo una scritta in giallo su una roccia, mi avvicino e leggo TdC (Tour des Combins), uno sguardo veloce alla cartina e via che si riparte.
Ad un bivio abbandoniamo il segnavia TdC che prosegue scendendo e seguiamo a destra una traccia di sentiero che tra arbusti sale all'interno del fitto bosco, passiamo accanto ad una baita dall'aria sinistra, attorno la nebbia si fa sempre più fitta , troviamo una pista forestale abbandonata, salendo costeggiamo una grossa pozza d'acqua gelata dove alcuni tronchi ormai sono prigionieri del ghiaccio. Usciti dal bosco troviamo il sentiero ricoperto dalla neve, proseguendo sulla sinistra iniziamo a salire, l'aria si fa sempre più gelida e inizia anche a nevicare copiosamente, siamo soli e sembra di essere sospesi nel nulla, seguendo alcune tracce risaliamo il pendio ma a circa 2300 m si decide di tornare indietro non sussistono più le condizioni per continuare, la cima del monte Paglietta dovrà aspettare.
Ridiscendiamo per il medesimo itinerario, escursione sicuramente da veri malati di montagna, una vera full immersion nella natura....
Malati di montagna: Flavio, Simeone, Danilo e Fabio

una scena da brivido...


la prigione di ghiaccio


Flavio e il richiamo del bosco...

l'inverno è ormai alle porte!!!





domenica 22 novembre 2009

Monte Teggiolo: un tetto sulla Valle Divedro

Che giornata!!! Partiamolo con un sole pallido, pallido...
poi le nuvole si addensano...
una salita spettacolare sulla neve che sembra ghiaccio...
e in cima la nebbia che gira attorno quasi che voglia giocare...
e che dire del ritorno dove il cielo ritorna ad essere sereno, mentre le lunghe ombre della sera ci accompagnano fino alla macchina,
un grazie al Teggiolo con la luna a fargli da corona...

Seguiamo la SS33 del Sempione fino a Varzo dove facciamo collazione al bar accanto alla stazione, riprendiamo le auto e seguendo le indicazioni arriviamo a San Domenico 1410 m, dal piazzale scendiamo verso Ponte Campo 1320 m dove parcheggiamo a lato della strada, attenzione a non intralciare il passaggio!
Ultimati i preparativi iniziamo a incamminarci, attraversato il ponte svoltiamo subito a destra, dopo l'agriturismo il sentiero inizia a salire con decisione fino a incrociare la strada sterrata di servizio all'alpe Veglia che tralasciamo, per seguire a sinistra una trattorabile che in pochi minuti raggiunge una baita sulla destra. Continuiamo a salire con una serie di tornanti in un bel bosco di larici, arrivati alle prime baite in prossimità dell'arrivo della teleferica abbandoniamo la strada e seguiamo il sentiero sulla sinistra con il quale saliamo fino alla grossa fontana in sasso dell'alpe Vallè 1786 m. Rimaniamo al centro del vallone e arrivati a una palina segnavia seguiamo le indicazioni per il passo Possette, iniziamo a calpestare la neve che passo dopo passo aumenta, dopo un ripido tratto arriviamo all'alpe Balmelle 2067 m, passiamo tra le baite ben tenute e raggiunta la palina segnavia ci spostiamo leggermene sulla sinistra seguendo alcune tracce, ci alziamo verso il passo e in prossimità di un grosso omino svoltiamo a sinistra e risaliamo il pendio portandoci sul pianoro inclinato dal quale vediamo la nostra meta ancora lontana. C'è parecchia neve, ma la crosta esterna tiene molto bene permettendoci di proseguire con un buon passo, bisogna solo prestare attenzione alle innumerevoli cavità e crepe nel terreno che purtroppo non sono visibili, questa infatti è la zona carsica più studiata di tutta l'Ossola. Avanziamo tenendoci molto vicini alla cresta che precipita con un salto vertiginoso verso la Val Divedro, anche se purtroppo il sole sembra ormai oscurato dalle nuvole mi sento euforico, soffia un'aria gelida che gela le mani e la faccia, siamo soli a 2000 metri in un silenzio quasi irreale... Manca l'ultimo tratto di salita, alzo gli occhi ed ecco che vedo il tetto del bivacco, pochi metri ed eccoci finalmente in cima al Monte Teggiolo 2385 m, ci stringiamo la mano e nei nostri occhi vedo una grande soddisfazione, il ricovero è davvero minuscolo, una minuscola stufa, una panca in legno e il libro su cui porre i propri nomi e pensieri. Ricaricate le batterie ci apprestiamo per la lunga discesa, ci fermiamo sovente a osservare il salto davvero notevole che precipita verso il ponte del diavolo, prima di ridiscende con una piccola deviazione andiamo al passo delle Possette 2179 m e seguendo a destra un sentiero dopo circa un centinaio di metri arriviamo all'inizio del sentiero che scende ripidamente a Bugliaga. Per il ritorno ripercorriamo il tragitto fatto al mattino, durante la discesa il cielo si rasserena e il sole finalmente splende sulle montagne circostanti, spettacolare il Diei e il Cistella con le cime illuminate e contornate dalle nuvole, prima di raggiungere l'auto ci voltiamo verso il Teggiolo la cui cima è sormontata da fasce di luce di color rossastro, lo salutiamo e accese le luci della macchina ritorniamo a casa.
Malati di Montagna: Flavio, Simeone, Andrea, Franco, Luisa, Danilo, Deborah e Fabio


in cima al Monte Teggiolo 2385 m

il bivacco "spartano" sul Monte Teggiolo...


in salita...



alpe Vallè 1752 m



Val Cairasca



giovedì 19 novembre 2009

Wish You Were Here (Vorrei Che Fossi Qui)


Così,
Così pensi di poter distinguere
Il Paradiso dall'Inferno
Cieli azzurri dal dolore
Puoi distinguere un prato verde da una fredda rotaia d'acciaio?
Un sorriso da una menzogna
Pensi di saperlo distinguere?
E ti hanno fatto scambiareI tuoi eroi con fantasmi?
Ceneri bollenti con alberi?
Aria calda al posto di una fresca brezza?
Freddo comfort invece del cambiamento?
Ed hai scambiato
Una comparsata in una guerra
Con un ruolo da protagonista in una gabbia?
Come vorrei, come vorrei che tu fossi qui
Eravamo solo due anime perdute che nuotavano in una boccia per pesci
Anno dopo anno
Correndo sullo stesso vecchio terreno.
Cosa abbiamo trovato?
Le stesse vecchie paure
Vorrei che tu fossi qui.

Pink Floyd

domenica 15 novembre 2009

Oltre lo splendido bosco di castagni...sulla vetta della Tête de Cou 1410 m

Partiamo da casa alle 7.00 sotto a un cielo grigio, destinazione la Valle d'Aosta dove le previsioni meteo sono alquanto incoraggianti. Dopo la sosta caffé nell'area di servizio di Viverone, stranamente deserta, continuiamo sull'A5 fino al casello di Pont-Saint-Martin, alla prima rotonda svoltiamo a sinistra verso Arnad, dal paese seguiamo le indicazioni per Machaby fino al parcheggio dove finisce la strada in loc. Moulin de Va 603 m.
Dalla sottostante strada lastricata denominata "Pavià dou Bioley", attraversiamo un ponte in legno sul rio Va e iniziamo a salire arrivando dopo circa 15 minuti al Santuario di Machaby 696 m eretto nel XV secolo e dedicato alla Madonna delle Nevi.
La mulattiera prosegue sulla sinistra, dopo un "tzapelet" antico oratorio usato nelle processioni, in pochi minuti arriviamo all'abitato di Machaby 724 m, seguendo la palina segnavia scendiamo verso l'agriturismo Lo Dzerby, passiamo accanto alla fortificazione del Tenente Lucini di cui si stanno ultimando i lavori di ristrutturazione per poi diventare un'ostello della gioventù.
Tralasciamo sulla destra la strada in discesa per Arnad chiusa per pericolo di frane e iniziamo a risalire la strada militare che con una serie di tornanti si addentra nel bosco, arrivati a Lo Fort a 843 m in una'ampia radura si possono osservare i resti di alcune batterie militari. Riprendiamo ora a salire su una mulattiera ben tenuta, arrivati alle baite di Arbén-ahtse 926 m ci fermiamo a osservare le fantastiche sfumature di colori autunnali, risaliamo ora con decisione il versante della montagna immersi in una bella faggeta. Usciti dal bosco in breve arriviamo alle baite dell'alpeggio La Cou a pochi metri dal Colle di La Cou 1369 m, pieghiamo sulla destra in direzione di una solitatia baita ristrutturata, all'improvviso un vento gelido ci costringe ad indossare la giacca e i guanti, il sentiero prosegue passando accanto ad alcuni resti di fortificazioni militari e seguendo l'ampio crinale con alcuni saliscendi arriviamo alla vetta della Tête de Cou 1410 m, un cippo in pietra indica il punto d'arrivo. Anche se il panorama è offuscato dalle nuvole, possiamo ugualmente godere di una visuale davvero notevole, scattata la foto di gruppo ritorniamo verso l'alpeggio per la doverosa sosta pranzo e riscaldati dal sole che ora splende alto in cielo ci sediamo accanto a una baita, facendo amicizia con un simpatico signore di Castellamonte. Per il ritorno seguiamo il percorso fatto all'andata, un angolo semi nascosto in Valle d'Aosta, dove camminando accanto ai vecchi e rugosi castagni ho avuto come l'impressione che mi stessero bisbigliando qualcosa, ma forse era solo il vento che soffiava... almeno credo!!!
Malati di Montagna

...mmmm...

la Mulattiera...

Santuario di Machaby

Danilo, Flavio, Deborah e Fabio

sabato 7 novembre 2009

La preghiera sospesa...

S. Caterina del Sasso (VA) Un eremo sorto da una preghiera, abbarbicato sul Lago Maggiore in uno dei tratti meno accessibili, un'opera davvero suggestiva e unica nel suo genere...
Malati di Montagna: Deborah e Fabio

Accessi: dall'autostrada Gravellona Toce si prende l'uscita Sesto Calende, per poi seguire la litoranea fino a Leggiuno, in alternativa arrivare a Varese e seguire le indicazioni per Laveno, arrivati a Cittiglio si svolta a sinistra per Mombello e quindi Leggiuno.

alcuni scorci...












domenica 1 novembre 2009

...camminando sopra le nuvole...

Colle Baranca 1818 m dall'alpe Soi Dint 999 m in Valle Anzasca
Oltre a essere purtroppo solo, era da tempo che non mi capitava anche di non incontrare anima viva in tutta la durata dell'escursione, una giornata che mi rimarrà a lungo impressa nelle pagine dei miei ricordi...
Dall'autostrada A26 si prosegue per la Statale del Sempione fino all'uscita di Piedimulera, alla rotonda seguendo le indicazioni per Macugnaga si arriva a Pontegrande da dove bisogna svoltare a sinistra seguendo le indicazioni per Fontane/Ristoro alpe Soi.
Decido di lasciare l'auto nel parcheggio all'alpe Soi Dint 999 m, adiacente alla bella chiesetta e di proseguire a piedi per circa 10 minuti su strada asfaltata fino a all'alpe Buchet 1022 m, chi lo desidera può arrivare fin qui anche in auto, ampie possibilità di parcheggio. Seguo la strada sterrata con le nuvole che svaniscono magicamente, mentre alla mia sinistra il torrente Olacchia scorre dolcemente verso valle, arrivo alle baite dell'alpe Turni 1115 m, ed ecco spuntare i raggi del sole a illuminare le cime. Dopo mezz'ora arrivo alla fine della strada sterrata nei pressi di un ponte, dove una palina segnavia indica la direzione da seguire (B15), attraversato il torrente inizio a salire ripidamente in un bel bosco, si sentono solo i miei passi e le foglie che lentamente cadono a terra, arrivato alle baite di La Rusa 1391 mi accorgo che ormai sono totalmente sopra alle nuvole, mi fermo per qualche minuto estasiato da tanta bellezza. Il sentiero prosegue sulla sinistra e dopo un tratto in falsopiano si riprende a salire con decisione, mi fermo a dissetarmi presso una fontana, riprendo il cammino e dopo qualche minuto intravedo sulla sinistra le baite dell''alpe Oreto 1724. Dalla palina segnavia si continua diritti lasciando l'alpeggio poco lontano sulla sinistra, risalita una valletta in pochi minuti arrivo al colle Baranca 1818 m, dove è stata costruita una cappella dedicata agli alpini caduti durante la prima guerra mondiale. Attorno è un vero spettacolo della natura, le cime ricoperte dalla neve si specchiano nel grazioso lago sottostante e una fredda aria gelida mi ricorda che ormai l'inverno è alle porte, attraverso sulla destra l'alpe Selle 1824 m e seguendo il sentiero arrivo alla villa di proprietà Lancia, chiamata Aprilia come la famosa automobile, ne restano le macerie che trasmettono ancora oggi il fascino dell’ardita architettura. Dopo lo spuntino scendo al lago per scattare qualche foto, purtroppo a malincuore devo rimettermi sulla via del ritorno, risalgo di nuovo verso la cappella da dove scendo lungo il percorso dell'andata. Arrivato all'auto, prima di partire mi fermo qualche istante davanti alla chiesetta dell'alpe Soi Dint, dove le lancette dell'orologio sembrano essersi fermate...
Malato di montagna: Fabio


e poi mi chiedono perché sono malato di montagna!?!

Villa Aprilia

Verso il colle Baranca

alpe Soi Dint 999 m

Ritorno alle Cime
Quassù dove la neve e il cielo
mi versano purezza,
ho ritrovato un cuore bianco e azzurro.
Quassù dove hanno nido i falchi
e l'acqua sa di ghiaccio,
dove in un verde abbraccio
mi riavvolge il silenzio,
dove sfioro le stelle,
ho ritrovato un cuore senza peso.
Anonimo

domenica 25 ottobre 2009

Nel cuore della Val Taleggio patria dell’omonimo formaggio

Monte Aralalta 2006 m e Pizzo Baciamorti 2009 m
Ultima domenica di ottobre del 2009, cielo terso, temperatura mite, girovaghiamo ancora in maglietta, ma siamo sicuri di essere alle porte dell'inverno...!?!
Dall'autostrada A4 in direzione Venezia usciti al casello di Dalmine seguiamo le indicazioni per la Val Brembana fino al paese di San Giovanni Bianco, si prosegue a sinistra lungo gli orridi della Val Taleggio arrivando prima a Sottochiesa e poi a Pizzino 930 m, all'ingresso del paese svoltiamo a destra verso Piazzo/Quindicina/Capo Foppa, arrivati alle prime case di Capo Foppa 1307 m parcheggiamo l'auto sulla destra a poco distanza dal monumento dedicato ai caduti della guerra. Il sentiero prende il via dalla parte opposta del monumento, indicato da una palina segnavia n. 120, subito incontriamo alcuni pannelli illustrativi, dopo un tratto nel bosco percorriamo un lungo tratto a mezza costa e piegando sulla destra arriviamo all'alpe Foppa Lunga 1506 m, sulla sinistra ammiriamo l'inconfondibile cresta dentellata del Resegone. Continuiamo a salire verso nord sui vasti pascoli dei Piani dell'Alben raggiungendo il rifugio Angelo Gherardi del CAI di Zogno 1650 m, seguiamo il sentiero 101 indicato sulla palina segnavia, costeggiata una grossa pozza d'acqua arriviamo all'ex rifugio Cesare Battisti 1685 m, il sentiero prosegue sulla destra attraversando un profondo vallone detritico (attenzione!) e alzandosi regolarmente raggiunge la Bocchetta di Regadur 1853 m, dove a pochi metri sorge la baita Regina. Dalla palina segnavia proseguiamo verso sinistra seguendo il sentiero 101 (Sentiero delle Orobie Occidentali), dopo un tratto quasi in piano arriviamo sul painoro dove è adagiata la Baita Cabretondo 1869 m, da qui risaliamo lungo la spalla erbosa seguendo l'evidente traccia e guadagnando la vetta dell’Aralalta 2006 m, proseguiamo in cresta per un centinaio di metri fino al Pizzo Baciamorti 2009 m dove ci accoglie la Madonna del C.E.A. (Club Escursionisti Arcoresi), la vista spazia a 360°.
Secondo la tradizione lo strano nome dato alla cima è dovuto al fatto che al Passo Baciamorti, sottostante alla vetta omonima, si dava l’ultimo saluto alle salme provenienti dalla Valtorta (le cui chiese erano state scomunicate nel 1605 da Papa Paolo V perché fedeli alla Repubblica Veneta) per venire sepolte a Vedesetta, al tempo terra del Ducato di Milano.
Ci sediamo sul pendio con altri escursionisti, sembra di stare al cinema, il titolo del film è "Indovinate che cima é?", mangiamo e ci riposiamo sotto ai raggi caldi del sole, gentilmente un ragazzo ci scatta la consueta foto, poi a malincuore dobbiamo iniziare a scendere.
Dalla cima scendiamo a destra seguendo il sentiero, nel primo tratto ripidamente, poi dolcemente sulla cresta verso il Venturosa e il Cancervo tra splendidi panorami a cui concediamo qualche pausa...
Arrivati al Passo Baciamorti 1540 m seguiamo a destra le indicazioni poste su una palina segnavia verso Capo Foppa con il sentiero 153, entriamo subito in un bel bosco di faggi, rimanendo in costa arriviamo sul pianoro dove accanto alla Baita Baciamorti 1453 m ci sono alcuni simpatici asinelli, subito Flavio si improvvisa come l'uomo che sussurrava agli asini...
Rientriamo nel bosco e alternando qualche saliscendi arriviamo su una strada sterrata che seguiamo fino ad arrivare a Capo Foppa, da dove in breve raggiungiamo l'auto.
Escursione ad anello davvero gratificante, per l'intero tragitto comprese le pause contemplative ci vogliono circa 5 ore, se qualcuno invece ha fretta e vuole correre, sarebbe il caso che se ne stia a casa e vada a correre nel parco pubblico più vicino, chi ha orecchie per intendere intenda...

Malati di Montagna: Fabio, Flavio e Danilo


Rifugio A. Gherardi 1650 m


rifugio Cesare Battisti (privato)


Pizzo Baciamorti 2009 m

domenica 18 ottobre 2009

La tavolozza dai mille colori nella valle dei pittori...

Percorriamo la Val Vigezzo fino a Toceno da dove seguendo le indicazioni dopo circa 5 km si raggiunge Arvogno 1247 m, dove lasciamo l'auto nei pressi degli impianti della seggiovia. La temperatura esterna è decisamente gelida, siamo in pieno autunno e i colori in montagna sono davvero fantastici, ci incamminiamo scendendo verso il ponte sul Melezzo che attraversiamo, subito sulla destra inizia il sentiero indicato da una palina segnavia. Arrivati sulla strada sterrata a destra seguiamo le chiare indicazioni per la B.tta di Muino, usciti da bosco ci ritroviamo in una radura dove sono collocate le baite dell'alpe Cortina 1355 m, sovrastate dalla chiesetta, continuiamo a salire leggermente alternando tratti in costa, in alto davanti a noi si vedono gli impianti della Piana di Vigezzo. Passiamo alti sopra all'alpe Caulin e attraversato un torrente racchiuso in una fora ci ritroviamo sui prati dell'alpe Sdun 1465 m dove alcuni cavalli stanno pascolando, dalla palina segnavia ci alziamo verso le baite sovrastanti, dove su un albero è ben visibile il segno bianco rosso che indica il sentiero da percorrere, ci si alza con accentuata pendenza nel bosco. Fuori dal bosco percorriamo un tratto in costa poi deviamo decisamente a destra arriviamo alla B.tta di Muino 1977 m il più alto valico che mette in comunicazione l'altopiano vigezzino con i Bagni di Craveggia. Soffia un vento gelido che ci costringe a ripararci per poter bere un bicchiere di thé caldo, dopo la breve sosta scendiamo leggermente sul versante della Vall'Onsernone, arrivando sulle sponde del grazioso lago di Muino Inferiore, sopra a pochi metri sorge il rifugio E. Greppi 1915 m della sezione CAI di Vigezzo. Continuiamo sempre sul sentiero M25 fino alle baite dell'alpe di Ruggia 1888 m, con accanto l'omonimo laghetto, seguendo le indicazioni poste sulla palina segnavia svoltiamo a sinistra verso la bocchetta, tralasciando il sentiero M51 per i Bagni di Craveggia. Arrivati alla B.tta di Ruggia a 1992 m iniziamo a salire a destra seguendo l'esile traccia, con molta attenzione seguendo alcuni bolli rossi sulla destra superiamo uno sperone di roccia, in prossimità di un canalino franoso il sentiero inizia a salire ripidamente, svoltando a sinistra in breve arriviamo al Pizzo di Ruggia 2289 m, il panorama è a dir poco fantastico... Ritornati alla bocchetta iniziamo a scendere verso il settore della Val Vigezzo, dopo un tratto di discesa il sentiero piega verso ovest rimanendo in costa, ignorando le indicazioni poste su albero per l'alpe I Motti proseguiamo in leggera salita fino alla cappelletta di San Pantaleone 1992 m, decidiamo di salire anche al vicino passo di Fontanalba 2024 m a circa 5 minuti. Dopo una doverosa sosta alla cappella iniziamo a scendere lungo la bella mulattiera lastricata ed a gradini, costeggiando il fianco orientale della Pioda di Crana, scesi nella radura dell'alpe I Motti 1844 m, proseguiamo nel bosco dove l'unico rumore che si sente è lo sfregolio delle foglie secche sotto i piedi. Arriviamo all'alpe Villasco 1642 m da dove scendiamo fino alle baite ben conservate dell'alpe Verzasco 1393 m, attraversato il ponte seguiamo la strada sterrata che in breve conduce alla palina segnavia incontrata alla mattina. Un percorso ad anello davvero molto gratificante sia dal punto di vista escursionistico che naturalistico, la salita al Pizzo Ruggia NON è assolutamente da fare in caso di cattivo tempo e soprattutto facendo molta attenzione a non perdere la traccia!!!
Qualche dato tecnico: il dislivello è di circa 1200 m con un tempo stimato per l'intero anello di circa 6/7 ore...
Malati di montagna: Danilo e Fabio

macchie di colore...


Danilo in cima al Pizzo Ruggia 2289 m

dalla B.tta Ruggia la cresta che sale in cima

l'autunno...

Pioda di Crana. 2430 m