Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

domenica 26 ottobre 2008

Ladyhawke a Castell'Arquato...

A conclusione dell'anno escursionistico del CAI di Legnano, abbiamo deciso di andare sulle colline piacentine a visitare uno dei borghi medioevali più belli d'Italia, Castell'Arquato. Le sue merlature svettano nel cielo piacentino e ancora oggi dopo circa 700 anni raccontano vicende di un passato glorioso. Lasciamo il pullman nel parcheggio sulla sinistra dopo il ponte sul torrente Arda, ci accoglie Lisa una simpatica ragazza che ci farà oggi da guida. Dopo pochi minuti arriviamo alla Porta di Monteguzzo costruita con blocchi di arenaria, era l'accesso al quartiere omonimo, percorriamo in salita le suggestive vie acciottolate del borgo raggiungendo il Palazzo del Duca, costruito nel 1292 da Alberto Scoto e il Torrione Farnesiano eretto intorno al 1530 con funzioni militari. Passando tra le case scopriamo angoli davvero suggestivi, attraversata la Porta Stradivari inizia la salita verso la parte alta del borgo, sulla sinistra davanti all'entrata dell’Ospedale di Santo Spirito dove ospita attualmente il Museo Geologico, un scala ripida ci consente di arrivare nella Piazza Monumentale, considerata tra le più belle dell’Italia del nord. Rimaniamo affascinati dal gruppo absidale della Collegiata, una delle chiese più antiche del territorio, esistente già nel 756, al suo interno si respira atmosfere d’altri tempi. Sul lato opposto della piazza sorge il Palazzo del Podestà simbolo del potere politico nel medioevo, ma è la Rocca Viscontea che desta il maggior fascino, eretta da Luchino Visconti tra 1342 e 1349, le sue quattro torri difensive si ergono alte verso il cielo, se si chiudono gli occhi sembra di sentire gli zoccoli dei cavalli che si avvicinano sormontati da cavalieri dalle lucenti armature, da ogni stradina o bottega potrebbero sbucare pulzelle avvolte nei loro abiti medievali...
Castell'Arquato é stato scelto anche come palcoscenico per un bellissimo film Ladyhawke, ambientato nell'Europa medioevale, girato nel 1985 quasi interamente in Italia, nelle province di Parma e Piacenza e nel Parco Nazionale d'Abruzzo. La storia si svolge in un mondo fantastico popolato da cavalieri e maghi, dove due innamorati sono vittime di un maleficio, lei Isabeau (Michelle Pfeiffer), di giorno si trasforma in falco, lui (Rutger Hauer) durante la notte invece diventa un feroce lupo grigio, il finale naturalmente non lo svelo... Continuiamo la nostra visita al borgo ritornando lentamente verso la parte bassa del centro storico, dopo aver ringraziato Lisa per averci fatto da guida, gironzoliamo tra le vie comprando alcuni prodotti tipici tra cui i "Ciottoli" dolce tipico a base di zucchero, nocciole, albume e aromi, da provare... Per il pranzo ci rechiamo alla trattoria "La Crocetta dei quattro diavoletti" poco distante circa 15 minuti, la padrona è molto simpatica e si mangia davvero molto bene spendendo anche poco. L'inverno che tarda ancora ad arrivare ci ha regalato una giornata davvero molto piacevole, in un luogo molto bello sia dal punto di vista storico che naturale.

Palazzo del Podestà



...fantasie medievali...


la Rocca


la Collegiata

domenica 19 ottobre 2008

Il ritorno dall'alpeggio...

Da Orio frazione di Invorio, con l'amico Daniele e la sua famiglia siamo andati nell'Alto Vergante precisamente a Nebbiuno. L'auto l'abbiamo dovuta lasciare in località Madonna della Neve vicino a Pisano, a piedi in circa 20 minuti siamo arrivati alla piazza di Nebbiuno, il panorama sul lago Maggiore oggi era davvero delizioso. Ci sono bancarelle con prodotti tipici e manufatti artigianali, dimostrazione pratica delle varie fasi della lavorazione del formaggio, c'erano anche due simpatiche signore che mostravano la filatura della lana, verso le 16.00 ecco arrivare dagli alpeggi i pastori , in testa alla sfilata un gregge di capre con gli asinelli, seguito dalle protagoniste della giornata le mucche, vanno con molta calma sarà la stanchezza del viaggio o magari vogliono farsi ammirare, qualcuna sembra addirittura volersi mettere in mostra, sarà che sono un po' vanitose, davvero una bella manifestazione, lo dimostra la partecipazione della gente che è venuta oggi. La transumanza quasi del tutto scomparsa al giorno d'oggi, è la migrazione stagionale delle mandrie o dei greggi, avveniva all'inizio della stagione calda per andare in cerca di zone fresche dove poter trovare dei pascoli verdi per il bestiame, all'inizio della stagione fredda si transumava nuovamente verso la pianura più calda. Tutto ciò avveniva tramite dei sentieri detti tratturi.









domenica 12 ottobre 2008

Nel cuore selvaggio della Val Grande

L'escursione si svolge in gran parte in luoghi isolati e selvaggi dove l'unica presenza umana è quella di qualche raro escursionista...
Si percorre la Val Vigezzo fino a Malesco, trecento metri dopo la piazza della chiesa si segue la carrabile per la Valle Loana, dopo circa 5 km si arriva nella piana di Fondighebi o Fondo Li Gabbi 1256 m. Lasciamo l'auto negli ampi spazi adibiti a parcheggi, oltre a Danilo e Lorenzo oggi ci fa compagnia per un lungo tratto anche Arianna accompagnata dallo zio Silvio, grande amico di molte escursioni. Seguiamo la strada sterrata passando accanto ad alcune baite ristrutturate, poco dopo un sentiero sulla destra scende verso la piana, attraversato un ponte in breve arriviamo a un bellissimo nucleo di baite. Una palina segnaletica ci indica i vari itinerari da percorrere, passiamo accanto a una cappella, davanti a noi si erge la Cima della Laurasca 2195 m o Pizz dla brasca (salita diversi anni fa'). La mulattiera passa accanto a delle fornaci per la calce, per poi entrare nel rado bosco dove grazie a gradoni di grosse lastre di pietra superiamo alcuni tratti ripidi, ci soffermiamo più volte ammirando le mille sfumature dei colori autunnali che la montagna ci regala, riusciamo anche a vedere due aquile, non ci posso credere anche questa domenica ho il privilegio di vederle volteggiare con la loro grazia in cielo. Usciti dal bosco arriviamo all'Alpe Cortenuovo 1792 m, il sentiero prosegue sulla sinistra arrivando in breve alle baite dell'Alpe Scaredi 1841 m, Arianna corre a dissetarsi alla fontana, sembra che non beva da chissà quanto tempo... Accanto si trova il bivacco ricavato da una baita ristrutturata, al primo piano troviamo una stufa con dei tavoli e alcuni pannelli informativi riguardanti il Parco, mentre al piano superiore accessibile tramite una scala interna possono trovare riparo 10/12 persone (tavolato), altre 15 nello stallone adiacente. Salutiamo Arianna e Silvio che si fermano, mentre noi proseguiamo sul sentiero a sinistra seguendo quasi una linea verticale, per poi restringersi più a monte, attenzione a non seguire il sentiero che tende ai spostarsi sulla destra! Raggiunta una valletta passiamo accanto ad alcuni piccoli laghetti, da qui il panorama sul gruppo del Monte Rosa è davvero eccezionale, risaliamo il ripido pendio fino a incontrare il sentiero Bove che lo seguiremo fino alla bocchetta di Campo. Lasciata a sinistra la traccia per la cima della Laurasca, continuiamo a destra, superiamo un breve tratto attrezzato con delle catene ma non particolarmente esposto, il sentiero passa alto sopra a un laghetto e in salita raggiunge la bocchetta di Scaredi 2095 m, da qui il sentiero diventa particolarmente impegnativo. Siamo ora sul versante della val Pogallo, si sale leggermente in direzione della Cima Binà 2181 m quotata sulle carte ma mai nominata, la aggiriamo sulla destra entrando nel fornale alto di Campo. Il sentiero compie una lunga traversata, in alcuni tratti sono state poste delle catene di sicurezza, particolarmente suggestiva la crestina dalla quale poi con un ripido pendio erboso si scende di circa una centinaio di metri fino ad arrivare sulla sella della Bocchetta di Campo, dove sorge l'omonimo bivacco. Siamo nel cuore del Parco Nazionale della Val Grande l'area wilderness più grande d'Italia, davanti si erge l’inconfondibile profilo del Pedum 2111 m, gli abitanti del Verbano lo chiamano "Testa di Napoleone", mentre per gli alpigiani di Bassagrana invece è il Busun dla cà (riferito alla conca di Campo con il sovrastante bivacco). Costruito nel lontano 1897, il bivacco venne poi distrutto durante il rastrellamento della Val Grande tra l'11 e il 30 giugno 1944. Attaccarono 4-5000 tedeschi e fascisti bene armati ed equipaggiati, si contrapposero 450-500 partigiani male armati, peggio equipaggiati e privi di viveri, per le formazioni partigiane e per la popolazione civile furono venti terribili giorni di spietata caccia all'uomo, fucilazioni, incendi e saccheggi. Le distruzioni provocate dal rastrellamento saranno ingenti: 208 baite sono state incendiate, 50 case di Cicogna sono state distrutte o danneggiate dal bombardamento tedesco, tre rifugi alpini (Bocchetta di campo, Pian Cavallone, Pian Vadà) saranno distrutti e un altro (Casa dell’Alpino all’Alpe Prà) danneggiato. Il rifugio Pian Cavallone verrà ricostruito dopo la guerra, quello della Bocchetta di Campo è stato recentemente restaurato (1999) dal Parco Nazionale Val Grande. Una parte dell'edificio è riservata al parco, l'altra è aperta agli escursionisti, l'interno è davvero molto ben strutturato, al piano terreno si trova una stufa con un tavolo, mentre una scala ripida sale al piano superiore in cui possono soggiornare 10/12 persone (tavolato), c'è addirittura la luce elettrica grazie a un pannello solare, per l'acqua bisogna scendere di circa 150 m nel sottostante vallone ai piedi del Pedum, da dove scaturisce una sorgente d'acqua freschissima, risalendo io e Danilo ci accorgiamo di quanto sia irto il sentiero... Nel frattempo arriva anche Giancarlo Parazzoli, fotografo di professione con cui passiamo qualche minuto in piacevole compagnia (giancarloparazzoli.it), le sue foto sono state pubblicate anche su Meridiani Montagne. Salutiamo Giancarlo che si ferma al bivacco per passare la notte e ripartire l'indomani, mentre noi ritorniamo all'alpe Scaredi dove ci aspettano Silvio e Arianna, dall'alpeggio con Danilo decidiamo di andare verso la Cappelletta di Terza posta poco più in alto in posizione panoramica, seguiamo il comodo sentiero arrivando in pochi minuti alla cappella, costruita nel 1847 e restaurata negli anni 80, al suo interno sono raffigurati S. Antonio patrono degli animali, S. Gioacchino protettore dei pastori e Santa Genoveffa patrona di Parigi, ci sediamo poco distante sul prato sorseggiando un bicchiere di the tiepido, davanti a noi il panorama è a dir poco meraviglioso. Scendiamo velocemente raggiungendo i nostri amici poco prima delle fornaci della calce e insieme andiamo verso Fondo Li Gabbi, prima di arrivare alle auto ci fermiamo a bere alla fontana dell'alpeggio, dove naturalmente Arianna non perde l'occasione per bere e anche per mangiare un pezzo di cioccolato... oggi è stata davvero molto brava.
Abbiamo impiegato circa 3.30 ore solo a salire incluse le soste, il dislivello è di 738 m ma bisogna considerare anche gli innumerevoli saliscendi che si compiono sia all'andata che al ritorno, aumentando quindi il dislivello di circa 200 m. ATTENZIONE: dalla bocchetta di Scaredi il sentiero è da intraprendere solo in condizioni meteo ottimali, alcuni trati esposti sono state messi in sicurezza con delle catene.
Malati di Montagna

...è l'ora del silenzio a parlare con un esile e soffuso fruscio nell'aria, nella totale assenza dei rumori della civiltà odierna...

Panorama verso il Rosa



Il Pedum 2111 m
 

Bivacco bocchetta di Campo 1994 m



Danilo si riflette nell'acqua...


Sul filo di cresta...


Effetti di luce sul lago...

domenica 5 ottobre 2008

Col Serena o Fenetre de Sereina 2547 m

Che giornata!!! Tre aquile volano e giocano in un cielo terso, mentre una femmina di camoscio con il suo piccolo corrono su per la montagna tra i caldi colori autunnali...
Accesso: statale del Gran San Bernardo sino alla località Bosses, poi si continua verso gli impianti sciistici di Crévacol, al bivio per Couchepache si prosegue diritto sino al termine della strada in prossimità del curvone del viadotto autostradale, dove lasciamo l'auto (1660 m).
Partiamo alle 9.45, l'aria è particolarmente frizzantina, le montagne sono imbiancate dalla recente nevicata, con Danilo oggi ci sono anche Patrizia e Giuseppe. Seguiamo la strada poderale (segnavia 9), passiamo accanto a un campo di gara del gioco del fiolet, attraversiamo il torrente Artanavaz con di fronte le case di Farettes e poco dopo sulla sinistra sopra un sasso leggiamo la chiara indicazione per il colle. Il sentiero inizialmente sale leggermente, poi prosegue diagonalmente arrivando a incrociare la pista agricola, poco più avanti si riprendere a salire in un canalino erboso, il sentiero passa accanto a un tornate della strada agricola, sale ancora leggermente uscendo poi nei pascoli dell'Arp du Bois desot (1936 m), sullo sfondo l'imponente parete del Créton du Midi (2945 m). Dalle baite diroccate, proseguiamo sulla strada sterrata, dopo un tornante sulla sinistra (1970 m) riprendiamo il sentiero indicato da una scritta su un sasso, risalendo il valloncello osserviamo sopra di noi alcune mucche che stanno facendo colazione, durante la salita incontriamo le prime macchie di neve, ma la nostra attenzione è rivolta ad ammirare il maestoso massiccio del Grand Combin (4314 m). Arrivati in un vasto pianoro seguiamo il sentiero che dopo aver compiuto un ampio semicerchio ricomincia a salire con decisione, sulla nostra destra notiamo alcuni strani affioramenti calcarei, dopo una strozzatura soggetta a smottamento incominciamo a vedere in lontananza il colle, il vento freddo ci costringe a coprirci velocemente. L'ultimo tratto di sentiero è ricoperto dalla neve ma con decisione lo risaliamo arrivando cosi al Col Serena o Fenetre de Sereina (2547 m - 2.30 ore la salita comprese le soste), nel medioevo transitavano merci e uomini, era un'ottima scorciatoia tra i colli del Piccolo e Gran San Bernardo, sul versante opposto si può vedere la Grande Rochère (3326 m) e il Mont Paramont , un vento freddo e pungente ci obbliga a una veloce foto di gruppo e una altrettanto veloce discesa. Dopo aver pranzato, decidiamo per il rientro di seguire la strada sterrata, che allunga i tempi di discesa ma ci allieta con alcuni scorci di panorama davvero molto belli. Prima di arrivare all'auto ci soffermiano qualche istante a osservare alcune persone intente a giocare una partita a fiolet, scopo del gioco è colpire al volo una pallina ovoidale con un bastone, cercando di mandarla il più lontano possibile, sembra facile ma credetemi non lo è!
Malati di Montagna

"L'amicizia è un tesoro che allieta il cuore di chi dà e di chi riceve"

Giuseppe - Patrizia - Danilo - Fabio



Col Serena 2547 m



Créton du Midi 2945 m



Panoramica Grand Combin